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Progetto Green City Cesena

L'autunno nel bosco dei bambini

Concluse le azioni di cura realizzate nel parco del Cesuola

Un albero del bosco e la sua "prole"

Caro direttore,

nel Parco del Cesuola, all’ombra dei grandi alberi residuali che un tempo connotavano gli argini dell’omonimo torrente, cresce un giovane bosco. È stato messo a dimora durante la primavera 2021, quando ancora vigeva la zona arancione, dai bambini della Scuola primaria "Don Baronio" e della Scuola primaria "Carducci" insieme agli educatori di Controvento.

L’iniziativa è nata nel quadro di un progetto sostenuto dalla Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento delle Politiche per la famiglia con l’obiettivo di ricostruire la rete di relazioni bambini-famiglie-scuola-territorio, minata dalle misure di distanziamento sociale messe in atto per arginare la pandemia. All’inizio dell’estate 2020, a pochi mesi dal primo lockdown, il Consiglio dei ministri già riconosceva i danni indotti dalla chiusura delle scuole e dei centri educativi sulla salute dei bambini e attivava il bando “Educare 2020”, volto a promuovere azioni educative di contrasto al crescente disagio. Controvento aveva partecipato al bando con il progetto “La città come luogo di apprendimento diffuso: spazio, movimento, conoscenza, cittadinanza” con l’obiettivo di riportare i bambini nello spazio cittadino, al centro delle politiche educative e di sostenibilità, al cuore delle relazioni positive che fanno bene e aiutano a crescere. Per realizzarlo si erano create alleanze e un’ampia rete cittadina, che coinvolgeva Ceas, Cde, Servizi Educativi, Servizio Partecipazione e verde pubblico del Comune di Cesena, scuole, associazioni e imprese locali ed era stata messa a punto una pedagogia capace di adattarsi alle nuove emergenze educative.

Mentre il mondo si richiudeva in sé stesso, a Cesena bambini e insegnanti delle scuole varcavano i cancelli scolastici per riappropriarsi degli spazi comuni, prendersene cura e coltivarli con nuove idee. Il messaggio lanciato ai concittadini adulti era forte e chiaro e invitava a essere proattivi e costruttivi in un momento di disorientamento e di preoccupazione. Bambini si muovevano, come fiumi a piedi e in bicicletta, lungo le ciclabili nello spazio urbano e periurbano e di tanto in tanto si fermavano a osservare, a studiare, ad agire. Così è nato il bosco urbano. Da allora prima le classi e poi le famiglie se ne sono prese cura, coadiuvate durante i mesi estivi dagli educatori di Controvento.

Quest’anno, dal mese di maggio al mese di settembre, gli interventi di cura sono stati inseriti nel calendario del progetto Green City Cesena. Dapprima sono stati sostituiti i supporti e le protezioni dei giovani alberi poi, quando il clima si è fatto torrido, è stato garantito un regolare apporto d’acqua, anche se minimo a causa della siccità. Questo ha consentito a tutte le piante di superare un’estate impegnativa, che ha messo in difficoltà il patrimonio verde cittadino. La differenza, però, l’hanno fatta quei cittadini, bambini e adulti, che hanno adottato singole piante e se ne sono presi cura nel loro tempo libero. Non è difficile distinguerle. Sono in buona salute, di un colore brillante e svettano sulle altre. Spesso sono riconoscibili per qualche segno lasciato da chi se ne occupa: un simbolo, un nome, un fiocco colorato annodato sul fusto. Se questo processo di adozione avvenisse per tutte le piante, il bosco dei bambini prenderebbe vigore in pochi anni, ma ancora di più potremmo fare se favorissimo il benessere delle piante già esistenti concedendo loro di riprodursi, formare famiglie, interconnettersi, ricreare nicchie di biodiversità all’interno delle aree verdi pubbliche e private.

È sufficiente recarsi, in questo periodo, in qualsiasi area verde per osservare come durante l’estate i grandi alberi si siano riprodotti dando luogo alla nascita di piccoli nuclei forestali. Ai piedi di questi alberi adulti una moltitudine di giovani alberi si staglia in piena salute e si dirige verso la luce. Ognuno di questi giovani fusti, sebbene si sia sviluppato nel corso di un’estate estremamente arida e calda, gode di migliore salute di qualsiasi albero messo a dimora dall’uomo. Le ragioni sono molteplici. Una di queste è particolarmente affascinante e risiede nella capacità delle piante di interconnettere i propri apparati radicali e di scambiare sostanze nutrienti, sostenendosi vicendevolmente e sviluppando comunità solidali e resilienti. Questo patrimonio gratuito, però, viene regolarmente sfalciato e perduto ogni anno, mentre ingenti somme devono essere investite per attivare quelle azioni di riforestazione indispensabili a mitigare il cambiamento climatico, a stoccare il carbonio, a migliorare la qualità dell’aria, a proteggere il suolo e le risorse idriche, ad arricchire i serbatori di biodiversità, a rinforzare la resilienza dei sistemi agricoli, a favorire infine la salute e la qualità di vita delle persone.

Se avessimo la capacità di accogliere e di proteggere questi piccoli nuclei forestali fino a farli diventare adulti e poi anziani, non riusciremmo a compensare immediatamente l’immenso danno inferto alle nostre foreste primarie, ma potremmo creare i presupposti per una ripresa rapida, economica e efficace dei nostri ecosistemi forestali. Oggi il patrimonio boschivo, in città come in campagna, è piccolo e frammentato, assediato da terreni dedicati alle attività antropiche o semplicemente degradati. È sufficiente percorrere il tracciato della via Emilia per rendersi conto di quanto questo patrimonio, in pochi decenni, sia stato depauperato attraverso l’eliminazione sistematica delle foreste, persino delle imponenti alberature stradali, delle siepi lungo i campi, della preziosa vegetazione lungo gli argini dei fiumi e infine degli anziani patriarchi. Lasciare spazio e tempo alla vegetazione di autorigenerarsi, proteggerla, consentirle di riempire quegli spazi che abbiamo lasciato troppo vuoti, tollerare che lo faccia secondo le proprie modalità e non rispondendo a un senso estetico antropocentrico ormai superato, ci permetterebbe di cogliere la sfida lanciata dalla “Strategia sulla Biodiversità per il 2030” dell’Unione Europea e rendere le nostre città più sfidanti.

Nadia Fellini

responsabile progetti di educazione alla sostenibilità di Controvento società cooperativa sociale Onlus

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