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L'ultimo compianto

La mostra nel chiostro grande del monastero benedettino del Monte

Navacchia, Testa del Cristo deposto

Mi consenta, gentile direttore,

di rivolgere ai lettori del Corriere Cesenate l’invito a visitare la mostra d’arte allestita nel chiostro grande del monastero benedettino del Monte. Con la qualità delle opere esposte, essa rappresenta un bell’esempio di rispetto per il luogo dello spirito così tanto amato dalla nostra comunità.  Da ammirare sono soggetti sacri, dediche all’abbazia e al suo patrimonio di fede e d’arte, vedute paesaggistiche, oltre al grande mosaico raffigurante La Crocifissione, un paio d’anni fa donato al monastero da Anna Maria Nanni, l’artista cesenaticense da poco scomparsa e alla quale la mostra odierna è idealmente dedicata.

Ma al visitatore vorrei segnalare (senza con ciò far torto ai pittori ed agli scultori - oltre ad Anna Maria Nanni, Giovanna Benzi, Loris Branzaglia, Luciano Cantoni, Fabio Castellani, Arnaldo Gallinucci, Tommaso Magalotti, Adriano Maraldi, Maria Mazzotti, Lidia Mongiusti, Loris Pasini, Piero Pineroli, Leonardo Rossi - e ai fotografi Marco Boschetti, Giacomo Ricci, Pierpaolo Turchi, Werther Vicini, che con tanto merito si sono aggregati in questa mostra), la presenza di due sculture del noto artista cesenate Luciano Navacchia. E questo perché sono le prime due figure di quel che è destinato a diventare un vero e proprio Compianto. Si tratta della grande figura del Cristo deposto e di una delle Marie, che almeno a me fa pensare alla più ricorrente iconografia di Maria Salomè.

Notevole è l’effetto scenografico delle due statue, eseguite con l’originale metodo di assemblaggio di elementi metallici sapientemente modellati e patinati che caratterizza lo stile di Navacchia. E v’è dunque da sperare che l’autore continui l’opera, creando le figure che ancora mancano al gruppo, Maria madre di Gesù, la Maddalena, Maria di Cleofa, Giovanni l’apostolo, Giuseppe d’Arimatea, almeno stando alla tradizione iconografica più ricorrente. Ci troveremmo allora di fronte all’ “ultimo Compianto” cesenate, concepito a distanza di tempo da quello eseguito da Ilario Fioravanti a suo modo aggiornando i canoni della tradizione statuaria rinascimentale.

Certo, dall’esempio fioravantiano si discostano assai le due statue di Navacchia presenti al Monte, nei modi esecutivi e nelle ragioni dello stile, ma tali sono la loro capacità espressiva e il grado comunicativo, che si può davvero rimanere nell’attesa del Compianto che verrà.

Grazie mille per l'ospitalità.

Orlando Piraccini

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