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La lettera: da una parte gli eletti, i vaccinati, dall'altra i colpevoli, i non vaccinati

Prima amici, parenti, colleghi, ora gli uni contro gli altri. La risposta del direttore

La lettera: da una parte gli eletti, i vaccinati, dall'altra i colpevoli, i non vaccinati

Caro direttore,

il danno è fatto, il risultato è sotto gli occhi di tutti, lo si avverte a pelle, lo si respira nell’aria. Le nostre istituzioni sono riuscite a spaccare la società, già provata da lunghi mesi di sofferenza per la pandemia e le sue nefaste conseguenze, in due fazioni: gli eletti (i vaccinati) ed i colpevoli (non vaccinati). I pubblici decisori col sistematico continuo battage dei mass media (la televisione in primis), pur affiancati da una schiera mai vista di virologi, immunologi, infettivologi allineati, sono riusciti ad inculcare l’idea che del perdurare di questa tragedia sanitaria i veri responsabili siano unicamente loro: i non vaccinati. Coloro che con determinazione, sempre più messa alle strette da divieti, esclusioni, ed attacchi inconsulti, difendono una posizione personale diversa. Succede proprio qui nel nostro Paese che si fa vanto di offrire la massima tutela alle diversità di credo religioso, di orientamento sessuale, politico, tanto che anche solo l’uso di un termine dispregiativo verso coloro che appartengono ad una qualunque diversità può far incorrere in pene severe. Proprio qui, ripeto, è in atto questa operazione di stigmatizzazione sociale, che, ed è l’aspetto più grave, viene agita ora a livello dei singoli, tra gli amici, i parenti, i colleghi, gli uni contro gli altri, nel diffidare, nell’allontanare, nello schernire. Probabilmente (ed è l’ipotesi più benevola) i nostri governanti si prefiggevano il solo obiettivo di indurre la popolazione a farsi vaccinare, senza prevedere i possibili guasti sociali di tali azioni politiche. Meglio di così (per loro) non poteva andare: sono stati individuati finalmente i responsabili, gli untori, a cui attribuire l’eventuale fallimento della campagna vaccinale, o di ogni altra pensata dall’esito incerto, nell’impari lotta di chi naviga a vista contro il micidiale multiforme virus.

Chi scrive crede fermamente nel valore del vaccino, ritiene che sia legittima ed opportuna un’opera di sensibilizzazione capillare, ma non può che vedere con enorme preoccupazione da cittadina di formazione sociale la deriva a cui stiamo assistendo, lo spregio di ogni rispetto per l’altro, il calpestamento dei principi a fondamento delle nostre comunità. Da un lato i possessori del tanto venerato Green pass, un’arma in realtà a doppio taglio, perché se usato con l’idea che debba essere un lasciapassare senza tante precauzioni (come sta avvenendo), non può che produrre danni, dall’altro i non vaccinati, magari rispettosi di ogni regola del distanziamento, ma esclusi da ogni forma di vita sociale e di evento culturale, impediti nell’accesso ai luoghi pubblici. Prima amici, parenti, colleghi, ora gli uni contro gli altri.  

Tiziana Lugaresi - Cesena

Gentilissima Tiziana, francamente i suoi toni mi sembrano esagerati. Gli uni contro gli altri, mi pare un po' troppo. Lo spregio di ogni rispetto... Ma di chi contro chi? A suo avviso non si manifesta rispetto per il prossimo vaccinandosi? La vaccinazione è a tutela della propria e dell'altrui salute. Credo lei ricordi bene come si vaccinava ai nostri tempi contro il vaiolo. Non si chiedevano autorizzazioni alle famiglie degli scolari. Casomai le si informava. La vaccinazione avveniva a scuola, per tutti. Il vaiolo è stato debellato. E lo stesso dicasi per la polio. Erano casi diversi, mi si dirà. Certamente erano diversi, ma il bene superiore di tutti ebbe la prevalenza su quello individuale, sulle convinzioni dei singoli, oggi sostenute e sospinte da campagne social come forse non si sono mai viste.

Io starei più sereno. La campagna di vaccinazione in Italia sta proseguendo spedita. Non tutti si vaccineranno, come pare ovvio. Una buona parte sì, per convinzione e anche un po' per costrizione. D'altronde uno non potrà farsi un tampone un giorno sì e l'altro pure, non fosse altro per il costo. Il Green pass ha questo di merito. Non è un obbligo a vaccinarsi, ma non è neppure un obbligo andare al cinema, a teatro o allo stadio, come qui ho già scritto in diverse occasioni.

La storia ci dirà chi avrà avuto ragione. Per ora questo ci viene chiesto, come cittadini: di vaccinarci.

Alla prossima.

Francesco Zanotti

zanotti@corrierecesenate.it

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