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La vita in parrocchia al tempo del Coronavirus. La testimonianza di don Bosi: "Che fortuna vivere con questa comunità"

"Da quel mercoledì delle ceneri, il 26 febbraio, è iniziata una pastorale diversa: cercare di raggiungere le persone ugualmente", scrive il sacerdote

La vita in parrocchia al tempo del Coronavirus. La testimonianza di don Bosi: "Che fortuna vivere con questa comunità"

Caro direttore, in diversi mi hanno chiesto di raccontare come ho vissuto assieme alla mia comunità questo periodo, e così stendo alcune righe che non vogliono avere nessuna pretesa.

“Se nella vita vogliamo crescere, non rimanere bambini in eterno, se vogliamo che le esperienze che viviamo ci facciano maturare, dobbiamo non lasciare scivolare via tutto come l’acqua che scorre sotto i ponti. Dobbiamo riflettere e interiorizzare”.

Questo cammino è iniziato il 26 febbraio, mercoledì delle Ceneri: mi sono interrogato subito su cosa fare per supplire alla situazione, visto che era una Messa molto partecipata dalla gente. Tanta gente come a Natale, uno dei momenti in cui tutta la comunità si riunisce. Ho pensato di fare Messa in diretta su Youtube. In diversi mi hanno definito come il “precursore” a Cesena, dicono che sia stato io a trasmettere la prima Messa in streaming quel giorno.

Da quel momento è iniziata una pastorale diversa: cercare di raggiungere le persone ugualmente.

Innanzitutto, quella prima domenica senza Messa, la seconda di Quaresima, l’8 marzo, una bellissima giornata di sole. Non mi pareva domenica. Quel giorno non celebrai Messa in diretta, perché avevo saputo che il vescovo l’avrebbe fatta nel pomeriggio e feci un gesto di rispetto. Poi, ripresi la domenica seguente la trasmissione dopo insistenze della gente che l’avrebbe voluta anche quel giorno. Proprio quella domenica, dove avevo sentito dire da alcune persone che già alla sera prima la gente aveva assalito i supermercati svuotandoli, il mio pensiero andò agli anziani della parrocchia. Come aiutarli a fare la spesa? Cosi, durante il pranzo di domenica 8 inviai messaggio nei circa 25 gruppi whatsapp della parrocchia (coro, catechismo, famiglie, volontari, ecc) e in pochi minuti diedero disponibilità 25 persone per andare a fare la spesa agli anziani. Per far conoscere l’iniziativa (anche qui la prima in città) usai i mezzi di comunicazione in modo che la notizia arrivasse anche a chi frequenta poco o mai la parrocchia. I giorni seguenti mi recai a fare un giro dagli anziani che ritenevo più soli, ma quasi tutti erano assistiti da familiari o parenti per cui pochi usufruirono del servizio. Ma la comunità aveva comunque fatto sentire la sua voce, la sua presenza. Aiutammo in modo particolare varie famiglie per il pagamento di bollette o portando la spesa a casa. Anche persone di altre parrocchie sono venute a bussare e cerchiamo di dare qualcosa a tutti, per non far andare via nessuno a mani vuote. Tanti portarono spesa o denaro consegnandolo a me con fiducia, proprio per provvedere ai fratelli. E per questo di cuore ringrazio. Diverse famiglie hanno anche cucinato nelle loro case il pranzo per oltre 25 famiglie e poi il responsabile della Caritas, Sergio Pistocchi, lo ha distribuito casa per casa.

Il 17 e il 18 marzo ho compiuto la visita di tutta la parrocchia portando a piedi il Crocifisso del 1500, ritenuto miracoloso fin dal 1600. Un altoparlante che avevo con me trasmetteva canti religiosi in modo che la gente potesse uscire dalle case e farsi il segno della Croce. È stato un momento molto forte, toccante. Tantissima gente, e tanti che non frequentano, hanno salutato il Crocifisso e apprezzato questo gesto anche umano, del parroco che è andato a trovarli in tutte le loro case, anche quelle singole più lontane. Un bel giretto a piedi di sette ore, diviso nei due pomeriggi, che mi dato modo di incontrare anche le famiglie non viste nelle benedizioni pasquali che non ero riuscito a terminare.

La quarantena mi ha dato modo di approfondire tanti rapporti, ho certamente riscoperto il telefono per chiamare le persone, specialmente gli anziani che non sanno mandare più di tanto o per niente i messaggi. Ho rivalutato il parlare a voce, anche se telefonicamente, piuttosto che scrivere. Ho notato vicinanza della gente e l’attaccamento al sacerdote anche da parte di persone che non avevano mai manifestato particolari entusiasmi. In tutti i giorni dall’8 marzo, la gente mi ha portato sempre qualcosa per pranzo e cena, mai un giorno senza, e cercavo di condividere anche queste cose con persone bisognose. Questa vicinanza mi ha fatto capire la fortuna di essere in questa comunità dove la gente segue, partecipa, ci tiene. Oltre che dalla frequenza alle Messe, penso tra le più alte in città, la frequenza è stata alta anche nel guardare le funzioni in diretta: di solito la domenica c’erano oltre 250 persone in diretta e altri la guardavano in giornata, arrivando a oltre 800 visualizzazioni prima di sera. Mi sono accorto che donarsi ed esserci alla fine ripaga: nel tempo libero quando vado in qualche posto, o a visitare le mie montagne per ricerche storiche, o fare foto, o in archivio o Sovrintendenza a fare ricerche, se sto fuori parrocchia per più di mezza giornata, inizio a sentirmi in colpa.  

Oltre alla Messa ho proposto nelle settimane adorazioni con catechesi, Via Crucis, Rosario con omelia. E ho cercato di variare anche i luoghi per dare un senso di novità ogni volta: altare maggiore, Cripta, altari laterali, parco, viale.

Lasciando aperta la chiesa, ma sorvegliata, la gente ha portato sempre fiori alla Madonna, questo mi ha stupito. Abbiamo incontrato in videochiamata le famiglie giovani, i ragazzi delle superiori e il gruppo universitari. Ai ragazzi del dopo Cresima, anche a quelli che da un po’ non si facevano vedere, ho mandato uno o più messaggi personali per chiedere come stavano. Un ragazzo delle Superiori che da un po’ di tempo aveva abbandonato la parrocchia, mi ha risposto: “Grazie don per questo tuo interesse nei miei confronti: mi ha fatto immenso piacere”.

Ogni settimana ho mandato un video-catechismo ai bambini: un video in cui, pur rimanendo in parrocchia, cercavo di ambientare un tema preciso, come La cena Pasquale o la Risurrezione, utilizzando i luoghi più disparati come il campanile o la grotta dove si allestisce il presepio.  

Ora ci prepariamo alla ripartenza. In chiesa sono state distanziate le panche e segnalati i posti; sono stati acquistati e anche regalati dai fedeli i prodotti igienizzanti e i gel necessari per il lavaggio delle mani.

Tanti hanno sentito di essere appartenenti a una comunità viva, ugualmente collegata nella preghiera e nella visione comune delle varie funzioni, anche nel Periodo Pre e Post Pasquale.

Tra i tanti messaggi di ringraziamento una famiglia ha scritto che “abbiamo vissuto una Quaresima e una Pasqua con una intensità ed un'emozione che non provavamo da tempo”.

Quest’anno le case nel periodo pasquale sono state le chiese: che commozione vedere le foto di genitori che a casa loro lavavano i piedi ai loro figli e viceversa, durante la trasmissione della Messa in Coena Domini come da me suggerito, spiegando ai figli l’importanza del servizio, oppure mettendo in posizione di risalto il Crocefisso di casa creando un luogo dedicato alla preghiera e di adorazione.

Diverse famiglie considerate “lontane” si sono fatte sentire, dimostrando una riscoperta della fede e volendo ritornare alle attività della comunità, multimediali ora, effettive dopo. Siamo rimasti quotidianamente in contatto con i gruppi dei vari settori.

Speriamo che, tornando prima o poi alla vita normale, chi aveva una fede tiepida si sia un po’ scosso e ne abbia compreso il valore, e si affidi di più al Signore.

Come sarà la ripresa? Oggi (ieri per chi legge, ndr), 18 maggio 2020, primo giorno di apertura, ho avuto una bella sorpresa: una ventina di persone al Rosario e alla Messa mattutina, 50 persone alla Messa serale delle 20, 80 al Mese di Maggio delle 20,30 tra cui un gruppo di ragazzi e giovani. Speriamo sia un buon inizio. Speriamo di non venire ancora inghiottiti nel vortice delle corse, dello stress, dei falsi bisogni che ti fanno tutto anteporre a Dio, ma di investire più di prima sulla vita spirituale e comunitaria. Aspettiamo di vedere cosa e come si potrà organizzare per la Comunità nel tempo estivo.

Don Daniele Bosi, parroco a Villachiaviche - Cesena

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