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"Mes, eurobond e Bce: quale soluzione a necessità di liquidità immediata?", il quesito di un lettore

Daniele Forti, ex direttore finanziario del gruppo Trevi, interviene a proposito di Europa, di eurobond e dintorni

L'europarlamento a Bruxelles

Caro direttore, nella sua ultima riunione il Consiglio europeo sono state sostanzialmente ratificate le tre proposte fatte due settimane prima dal cosiddetto Eurogruppo.

L’istituzione di un fondo denominato Sure, che accordi prestiti ai singoli stati della Ue per un massimo di 100 miliardi in due anni è ben poca cosa, tenendo presente che l’Italia sta spendendo 13 miliardi di euro al mese circa in cassa integrazione. Insomma una mega bufala. Scarsi e tardi effetti avrà pure l’aumento delle dotazioni alla Banca Europea degli Investimenti, che potrà arrivare a finanziare ulteriori € 200 miliardi di investimenti di imprese in due anni. Solo le imprese sane (investment grade), che non hanno comunque problemi a finanziarsi sul mercato, potranno avvalersene (le italiane per 30 miliardi?), dopo lunga istruttoria (e prestate garanzie per il 100%?).

Rimane il Mes, che è dotato di ben scarse risorse rispetto alla dimensione della crisi. Dicono alcuni: “Perché non ci prendiamo questi 36 miliardi di Euro per finanziarci le spese sanitarie e ristrutturare, investendo, il nostro Ssn? In realtà questa linea di credito sarà disponibile solo fino alla fine dell’emergenza epidemica per finanziare i costi (da documentare) diretti e indiretti per la cura della salute e la prevenzione relativi alla crisi Covid-19 e nulla più! Non sarà più possibile utilizzarla dopo la fine dell’emergenza. “Le regole del Trattato istitutivo del Mes dovranno essere osservate” (cioè il Trattato non è stato e non sarà modificato)… “Dopo la fine dell’epidemia gli Stati Membri dovranno rafforzare il loro fondamentali economici e finanziari” cioè tornare a rispettare i ratios del Fiscal compact che nel frattempo è stato temporaneamente sospeso (cioè limite del 3% del rapporto Deficit/Pil e limite del 60% del rapporto debito pubblico del Paese/Pil). Altrimenti ci saranno imposte dalla “Troika” (Imf, Bce e Mes) ristrutturazioni importante della spesa pubblica o altro: cessioni dei gioielli nazionali come Enel, Eni Leonardo, autostrade e banche.

Questo è il testo del Term sheet intitolato Esm Pandemic Crisis Support:

“Il supporto del Mes può essere utilizzato solo per finanziare spese sanitarie ed il costo economico della risposta all’emergenza. Inoltre il rispetto delle regole fiscali della Ue e definite al Semestre Europeo dovrebbero essere assicurate, inclusa ogni flessibilità ottenuta da una istituzione europea competente”.

Quindi le CONDIZIONALITA’ CI SONO E SONO PESANTI. Il rispetto delle regole fiscali della Ue significa, in teoria, il rispetto dei vari trattati di Maastricht etc, ma comunque queste condizionalità ci saranno e verranno dettagliate dal reggente al semestre europeo: la Germania. 

Più di un politico ed economista tedesco e olandese sostiene che dovrà essere imposta una patrimoniale del 20% sul risparmio depositato in banca degli italiani, stimato in 4.000 miliardi di euro. Con la somma ottenuta si dimezzerà il debito pubblico.  La proposta del Pd di dar vita ad una “patrimoniale dell’1% sui redditi degli italiani superiori agli 80.000 euro annui per due anni” è soltanto un ballon d’essai nell’accettazione di questa direzione. Intanto con questo i tedeschi ammettono che le famiglie italiane non sono delle cicale, ma hanno risparmiato dal dopoguerra ad oggi ed hanno accumulato una ricchezza (stimata in € 9.900 miliardi, proprietà immobiliari incluse), che è molto superiore a quella tedesca. C’è sicuramente anche un elemento d’invidia! L’economista tedesco Stelter propone di tassare al 20% questa ricchezza, ricavandone circa 2.000 miliardi di nuove tasse con cui ridurre il debito pubblico italiano da 2.500 a 500 miliardi, cioè meno del 30 % del Pil. L’effetto sarebbe sicuramente quello di distruggere le famiglie italiane e la loro fiducia nello Stato.

Le famiglie italiane hanno smesso di investire in titoli di stato, perché diventati inappetibili e insicuri senza il sostegno della Banca d’Italia. Occorrerà cambiare politica e invitare gli italiani a sottoscrivere volontariamente un prestito nazionale ad es. da 100 miliardi (come sostenuto fra gli altri da Giovanni Bazoli, di Banca Intesa), senza spaventarli con minacce di patrimoniali. Più in generale in Europa ci sono circa € 10.000 miliardi di depositi bancari delle famiglie inattivi. Il problema è stimolarli all'investimento! Le emissioni di titoli del tesoro della settimana scorsa sono andate bene, tanto che la domanda di titoli è stata di 10 volte l’offerta.

Gli eurobond, concepiti come emissione comune di titoli di debito pubblico, sono stati bocciati definitivamente, dalla Germania. Il governo italiano non aveva alcun progetto specifico da sottoporre al Consiglio Europeo.

È stata affacciata dalla stessa Germania la possibilità che tutti i singoli paesi possano raddoppiare i loro contributi al bilancio Ue, che ora ammontano a 158 miliardi di euro annui. Queste risorse aggiuntive potrebbero assumere la forma di garanzie a copertura di emissioni di titoli europei, per una somma che si ipotizza in 1.000 miliardi di euro da dare in prestito rimborsabile o a fondo perduto. Tutto questo progetto è una “cornice di un quadro” che ancora manca e che sarà probabilmente molto più modesto e attuabile non prima del 2021/2022. Forse si tratterà di € 250 miliardi di esborsi nella maggior parte sotto forma di prestiti.

A questo punto si è costruita una immagine di un pacchetto Eu di 1.500 miliardi di euro, destinato a impressionare gli ingenui e a guadagnare (perdere) tempo.

Rimane la Bce, che, dopo lo scivolone iniziale della Lagarde si è impegnata in un massiccio acquisto di titoli di stato dei paesi membri dell’euro, a prescindere dalla rispettiva quota di partecipazione nel capitale della stessa Bce. Occorre che la Bce acquisisca il ruolo di prestatore di ultima istanza dei governi e anche direttamente delle imprese. Oggi questa funzione viene esercitata in una ottica emergenziale; occorre modificare i Trattati istitutivi della Bce e farla diventare stabile. Nel lungo periodo, una parte dei titoli in pancia alla Bce potrebbero essere sterilizzati trasformandoli in prestiti irredimibili a tasso zero. Così si elimina una parte consistente del debito pubblico dal mercato. In questo senso si è espresso in un articolo del 21 aprile anche il Financial Times attraverso il suo capo economista Martin Wolf.

Nel frattempo la liquidità promessa dal governo italiano sta arrivando col contagocce. Scrive “Italia Oggi” del 27 aprile: “la manovra poderosa annunciata dal premier Giuseppe Conte il 7 aprile per dare liquidità alle imprese si sta rivelando molto più complicata, e quell’annuncio comincia a suonare come un bluff, perché i miliardi messi realmente sul piatto sono sì e no un paio e secondo Cna con questi fondi si riusciranno a garantire al massimo 20 miliardi di crediti”.

A questo punto la ripartenza dell’economia deve essere permessa al più presto all’interno di un quadro di ragionevole certezza sanitaria. Gli italiani si salveranno da soli o ci sarà una moria di imprese piccole e grandi, perché gli aiuti messi in campo dal governo e dalle istituzioni europee sono pochi e arriveranno tardi, con l’unica eccezione della Bce.

Daniele Forti - Cesena

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