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Una festa per tornare al Dio dell’Amore

Dal lettore Massimo Pieri, una riflessione di monsignor Guido Marini sul Sacro Cuore di Gesù

Sacro Cuore

Pubblichiamo una riflessione sulla solennità del Sacro Cuore di Gesù (11 giugno) a firma di monsignor Guido Marini, maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie, che riceviamo dall'amico lettore Massimo "Pepe" Pieri.

*** 

Sappiamo bene come la devozione al Sacro Cuore di Gesù sia una devozione profondamente sentita dal popolo cristiano. Subito il pensiero va alla pratica dei primi venerdì del mese e anche alla figura spirituale di santa Margherita Maria Alacocque che, di questa pratica e soprattutto di questa devozione, è stata la grande propagatrice nella Chiesa. A lei, infatti, il Signore ha riservato la grazia singolare di rivelare in forma privata i segreti del suo Cuore. Ma quali sono i contenuti portanti di questa devozione? E come possono aiutarci a vivere con maggiore autenticità la nostra fede? 

È chiaro che quando si parla di cuore nel linguaggio della religiosità cristiana si intende immediatamente una realtà spirituale legata strettamente all’amore. E in effetti è così. Dire Cuore di Gesù significa per ciò stesso dire Amore di Gesù. È proprio alla considerazione delle profondità inesauribili di questo amore che ci porta la solennità del Sacro Cuore del Signore.

Il Cuore di Gesù ci parla in modo eloquente di un amore che è divino ma che insieme trova espressione in forma umana e, per questo, a noi vicina e comprensibile. Così coltivare la devozione al Sacro Cuore diventa un modo per contemplare quell’amore stupendo che si rivela a ogni pagina del Vangelo, a partire dal mistero dell’Incarnazione per arrivare al giorno della Pentecoste. Ogni pagina della vita di Cristo è una pagina segnata dall’inizio alla fine dall’amore: un amore straordinario, infinito, eterno, eppure in qualche modo a misura d’uomo, perché manifestato da Cristo nelle forme della parola, del gesto, dello sguardo, della vicinanza, della promessa, del dono. Ecco, allora, il primo grande messaggio che la devozione al Sacro Cuore suggerisce a ogni cristiano: che Dio è Amore e che questo amore ha trovato visibilità nel volto del Suo unico Figlio, Gesù nostro Signore.

Il Cuore di Gesù ci parla anche in modo eloquente di un amore che trova la sua piena manifestazione nella misericordia. L’amore di Dio è un amore misericordioso. Tutti abbiamo ben presente nella mente l’immagine di Gesù dal cui cuore fuoriescono splendidi e benefici raggi di luce. Si tratta dell’iconografia legata all’esperienza mistica di santa Faustina Kowalska, la suora polacca per molti aspetti spiritualmente vicina a santa Margherita Maria Alacocque. Quella immagine, frutto anch’essa di una rivelazione privata, viene per così dire a completare quanto affermato dalla santa francese: il Signore ha un cuore che ama e che ama di amore di misericordia. Torna alla memoria la suggestiva espressione di sant’Agostino che, a commento della bellissima pagina evangelica in cui Gesù si incontra con la donna adultera, dice: si ritrovarono di fronte, una all’altra, la misericordia e la miseria. È questa una vera e propria parabola dell’esistenza umana, segnata in profondità dalla miseria del peccato e del male in tante sue forme, ma anche e in modo ancor più decisivo dalla misericordia di Dio.

Il Cuore di Gesù, infine, ci parla in modo eloquente di un amore che per essere tale passa attraverso l’esperienza della sofferenza. Pare un paradosso l’accostamento amore-dolore. Non è infatti quella dell’amore un’esperienza di felicità e di pieno appagamento del cuore? Eppure ciascuno sa, anche e soprattutto a partire dalla propria storia personale, come all’amore autentico non sia sottratto il momento della sofferenza. Anzi, più l’amore cresce e più, da un certo punto di vista, cresce anche il desiderio di donarsi attraverso la sofferenza, quale forma privilegiata per dimostrare l’autenticità del proprio voler bene. Questo è l’amore di Dio per l’uomo, così splendidamente evocato dalla crocifissione e morte del Signore per noi. Lì amore e dolore di sono abbracciati in un amplesso definitivo ed eterno. Da quel momento in poi non è più possibile parlare dell’amore senza parlare della sofferenza, come non è più possibile parlare della sofferenza senza parlare dell’amore.

Fin qui le nostre considerazioni le abbiamo rivolte al Sacro Cuore di Gesù, per vedervi l’espressione di un amore comprensibile all’uomo, misericordioso e sofferto. E ora, a conclusione, una considerazione su ciò che significa per la fede del cristiano l’incontro con l’amore di Dio, così manifestato dal Cuore del Signore. 

Un aspetto tra i molti; gli altri non ne possono essere che una conseguenza. Vivere la fede significa entrare in una relazione di amore con il Dio di Gesù Cristo, al di là di ogni dottrina appresa, di ogni comportamento morale vissuto, di ogni legge osservata. Tutto questo ha un proprio posto, certamente, nella vita del cristiano; ma solo dopo e come espressione di un amore personale che sta a fondamento della propria esperienza di fede. Così il cristiano è, anzitutto, colui che ha incontrato Dio Amore, che da questo Amore è ormai salvato e posseduto, che riconosce di essere amato e che ricambia questo stesso amore con la donazione incondizionata di sé a Lui e ai fratelli. 

Don Guido Marini

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