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emergenza sanitaria

Coronavirus, dall'alta moda alla produzione di mascherine

 L'esperienza della cooperativa "Princess Più" di Savignano sul Rubicone

Le socie di "Princess Più"

Dall'alta moda alla produzione di mascherine. La cooperativa "Princess Più" di Savignano sul Rubicone ha riconvertito la propria attività ed è entrata a fare parte del gruppo di dodici aziende che aderiscono al progetto nazionale di Legacoop per produrre nel nostro Paese i dispositivi di sicurezza.

"Princess Più" è una cooperativa tutta al femminile, nata nel 1980 da una crisi aziendale. La sua attività principale è la produzione di capi sartoriali per conto di notissimi marchi del Made in Italy. Occupa nove dipendenti, tutte socie.

Le mascherine in produzione sono di cotone, lavabili fino a cento volte e dotate di un doppio trattamento antimicrobico e un trattamento antigoccia che garantisce l’impermeabilizzazione del tessuto. Come previsto dal Decreto legge "Cura Italia" dello scorso 17 marzo, le mascherine confezionate nell'ambito del progetto che vede coinvolta "Princess Più" hanno ottenuto autorizzazione dall'Istituto superiore di Sanità.

La presidente della cooperativa, Francesca Brigliadori, parla del progetto con soddisfazione: "Abbiamo iniziato a confezionare mascherine lo scorso 6 aprile. Ad oggi ne abbiamo prodotte e spedite seimila. Siamo pronte per il nuovo ordine di cinquemila pezzi che ci è già arrivato. Certo, non dimentichiamo la nostra attività storica di sartoria a cui speriamo di poter tornare a dedicarci quanto prima, ma siamo davvero contente di poter contribuire con la nostra professionalità e le nostre macchine al contenimento della pandemia, lavorando insieme ad altre cooperative e colleghe di tutta Italia".

Il progetto di produzione mascherine, sostenuto con un finanziamento di 100mila euro da Coopfond, il Fondo di promozione di Legacoop, vede come capofila due cooperative del Nord Italia ed è stato attivato per rispondere in modo concreto all’emergenza sanitaria. La mancanza di mascherine è uno dei principali fattori di criticità al contrasto del diffondersi dell’epidemia, sia in ambito ospedaliero e sanitario sia in tutti i settori che operano in servizi essenziali di pubblica utilità, quali le pulizie e la sanificazione, l’autotrasporto e la logistica, le cooperative sociali e quelle che operano nel settore agroalimentare.

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