Rubicone
stampa

filopatridi

I libri dell'Accademia, uno scrigno di saperi

A Savignano sul Rubicone vengo ricercatori da tutto il mondo per consultare testi unici. Un invito rivolto anche ai studenti e professori. Un mondo da conoscere. "Dove c'è sapienza c'è libertà" si legge all'ingresso

Da sinistra: Vincenzo Colonna, Massimo Riva, Elio Raboni ed Edoardo Turci

Uno scrigno di saperi, custodito con passione. Questo è il patrimonio conservato dall’accademia dei Filopatridi, prestigiosa istituzione sorta a Savignano sul Rubicone nell’ormai lontano 1651, quando nacque l’accademia degli Incolti. Nel 1689 fu istituita la biblioteca pubblica, la cui mission rimane inalterata anche oggi: quella di essere aperta alla comunità.

Nel 1801 l’accademia di Savignano assunse una nuova identità sotto la spinta di Giulio Perticari, Bartolomeo Borghesi e Girolamo Amati. Prese la nuova denominazione “Rubiconia simpemenia dei filopatridi”. Nel 1869 venne affidata a Giosuè Carducci, che fu anche presidente e poi in perpetuo ad honorem (come si legge nel sito ufficiale) l’incarico di riformare gli statuti, aggiornati poi negli anni ’60 fino all’approvazione ultima con firma del presidente della Repubblica Giuseppe Saragat il 4 settembre 1969. Da quel documento si evince che l’accademia «dà opera e studi: di storia e antichità patrie; di erudizione; di letteratura antica e moderna; di belle arti e arti applicate; di scienze morali e fisiche; di agraria».

È negli ultimi anni Novanta che il patrimonio librario viene risistemato. «Ci siamo mangiati quintali di polvere - dice Elio Raboni, vicesegretario e appassionato cicerone che guida la visita e ha il merito di trasmettere curiosità e conoscenza - per sistemare a catalogare, tutti con registro e scheda, gli 80 mila titoli che vi sono custoditi in dieci sale». In questo luogo tanto prezioso vengono ricercatori da tutto il mondo, anche perché, aggiunge il segretario Edoardo Turci, «se si vuole studiare il Settecento il passaggio da qui è obbligato». Tra i tanti lasciti, il fondo amaduzziano è forse il più prestigioso. Giovanni Cristofano Amaduzzi (1740-1792) fu segretario di papa Clemente XIV, al secolo Giovanni Ganganelli di Santarcangelo di Romagna, il Pontefice che soppresse l’ordine dei Gesuiti. Questo fondo, ricevuto per lascito testamentario, è costituito da 7 mila titoli raccolti in 4 mila tomi, in buona parte registrati a mano. «In un unico volume - aggiunge Turci - ci sono studi diversi. Una sorta di miscellanea in grado di spaziare su svariati argomenti, tutti catalogati in un indice ben dettagliato».

Conservare e divulgare, questo è in cima ai pensieri degli accademici di oggi, così come lo era nei fondatori. «Non vogliamo condizionamenti di nessun tipo», chiosa con fermezza l’attuale presidente, Vincenzo Colonna. Infatti l’accademia si sostiene con alcuni contributi pubblici e grazie all’intervento di diversi mecenati che credono nella frase posta all’ingresso della sede che si trova al primo piano di palazzo Gregorini: “Dove c’è sapienza c’è libertà”.

La visita è un salutare tuffo nel passato, tra pietre che narrano la storia e i nomi e i volti di numerosi protagonisti del passato che hanno creduto nel valore dello studio e nella trasmissione delle conoscenze. Oltre quelli già citati si possono elencare: il cardinale Gaetano Fantuzzi (1708-1778), battezzato nella vicina pieve romanica di san Giovanni in Compito, eruditissimo, che, come sembra, non arrivò al soglio pontificio per pochi voti; Emanuele De Lubenza (1750-1832), gesuita, del quale l’accademia custodisce molti manoscritti; i fratelli Giacomo e Giuseppe Turchi dell’omonima nota famiglia di Balignano (Longiano); Costanza Monti in Perticari (1792-1840) figlia di Vincenzo; Gino Vendemini (1848-1911), «una delle figure più eminenti della storia savignanese dell’accademia dei filopatridi», come si legge nel volume curato da Sergio Foschi, edito nel 2007.

«Il nostro sito online (www.accademia-rubiconia-filop.org, ndr) - dice la segretaria amministrativa Cecilia Battistini - è la nostra finestra sul mondo. Molti vengono a sapere di noi, consultando internet» e poi domandano di poter fare studi più approfonditi, viste le opere che si possono trovare. «Siamo molto aperti e disponibili verso tutti, anche nei confronti delle scuole», aggiunge il bibliotecario Massimo Riva.

È un mondo da scoprire, un viaggio da compiere, tra manoscritti, carteggi, lettere, volumi preziosi maneggiati con estrema cura. Da quel primo nucleo conservato nella chiesa di San Giovanni in Compito prese vita la biblioteca dell’accademia che oggi rappresenta un luogo da apprezzare. Un tesoro da divulgare e anche da sfruttare, per orientare la bussola del nostro domani.

Creative Commons - attribuzione - condividi allo stesso modo
I libri dell'Accademia, uno scrigno di saperi
  • Attualmente 0 su 5 Stelle.
  • 1
  • 2
  • 3
  • 4
  • 5
Votazione: 0/5 (0 somma dei voti) disabilitato.

Grazie per il tuo voto!

Hai già votato per questa pagina, puoi votarla solo una volta!

Il tuo voto è cambiato, grazie mille!

Log in o crea un account per votare questa pagina.

Non sei abilitato all'invio del commento.

Effettua il Login per poter inviare un commento