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Longiano, l'ultimo saluto a Sante Pedrelli

Cerimonia laica per per il sindaco-poeta nella sala San Girolamo di Longiano. Tanti i ricordi

Ilario Fioravanti (a sx) con Sante Pedrelli (foto archivio Sandra e Urbano Cesena)

È stata una cerimonia laica, semplice e commossa, quella che nel pomeriggio di martedì 14 novembre ha visto Longiano salutare Sante Pedrelli, che della cittadina romagnola fu sindaco negli anni Cinquanta.

Il poeta era nato a Longiano il 28 aprile 1924 ed è morto a Roma l'11 novembre.

Nella sala San Girolamo, accanto al Teatro “Petrella”, il sindaco Ermes Battistini ha ricordato come, nonostante Pedrelli vivesse a Roma stabilmente dal 1969, il legame con Longiano non si fosse mai interrotto. "Quando fui eletto sindaco la prima volta - ha ricordato - mi telefonò, facendo domande, interessandosi sulla città. Nonostante fossero passati molti anni dalla sua Amministrazione, mi colpì come fosse aperto e curioso circa la quotidianità di Longiano. Lo invitai a venire a trovare i suoi concittadini, ma purtroppo non è stato possibile per motivi di salute".

Guido Pedrelli, cugino di Sante e presidente della Fondazione Cassa di risparmio di Cesena, ha tenuto l'orazione funebre su richiesta della famiglia, ricordando come fin da giovane Sante fosse appassionato lettore, la sua militanza politica socialista, anche durante gli anni della dittatura fascista, l'impegno per la sua Longiano dal 1951 al 1958 come sindaco, un impegno che gli fece rinunciare a un lavoro più remunerativo. "Non ho rimpianti, ho fatto bene a fare così", era ciò che diceva Sante ricordando quella scelta. Durante la sua Amministrazione molti importanti lavori furono svolti, in particolare l'acquedotto, che liberò Longiano dalla sua secolare povertà di acqua.

Intanto in Sante cresceva la vena poetica. Iniziò infatti, nel ricordo di Guido Pedrelli, a scrivere poesie rigorosamente in dialetto durante il suo mandato come sindaco, in un “quaderno segreto” che a lungo restò tale, fino a quando partecipò al convegno "Seminario popolare su Tonino Guerra e la poesia dialettale romagnola", organizzato nella Rocca Malatestiana di Santarcangelo, il 16 e 17 marzo 1973. Gli atti del convegno vennero pubblicati due anni dopo, col titolo Lingua, dialetto e poesia (Edizioni del Girasole, Ravenna, 1975). Da quel momento Sante Pedrelli “nacque” ufficialmente come poeta dialettale.

Nel frattempo l'impegno come sindacalista lo aveva condotto a Roma, dove viveva dal 1969. A Roma aveva anche trovato moglie, la signora Maria, una insegnante di Lettere classiche, che ora gli sopravvive nella capitale.

Longiano, nonostante la distanza chilometrica, non fu mai lontana dal cuore di Sante Pedrelli, il quale teneva stretti a sé nel ricordo l'amato fratello Alberto, i genitori e tutti i parenti e amici.

"L'appartamento di Roma, vicino a via Veneto, era la casa di tutti: e quanti di noi hanno passato il tempo là dentro, ospiti per una notte o più. Ora che Sante è tornato, il Comune dovrebbe pensare a dedicargli una via, una piazza, una sala, un luogo in cui il suo nome venga ricordato per sempre, ha concluso Guido Pedrelli, commosso.

Dopo, è stata la volta di Miro Gori, già sindaco di San Mauro Pascoli e poeta dialettale, che ha ripercorso la carriera artistica di Sante Pedrelli con una lettura di alcune sue liriche, tratte dai cinque volumi che compongono la parte finora edita della produzione del longianese.

Paolo Turroni ha ricordato come, nel 1993, grazie all'amico Renato Turci, fece conoscenza con Pedrelli e come quella conoscenza diventasse, nonostante la differenza d'età, una vera e sentita amicizia. "Parlando di poeti - ha detto - non bisogna parlare al passato, perché loro sono sempre vivi. La poesia di Sante, così sintetica e epigrammatica, è viva e la sua voce non si spegnerà. Lui ha già costruito un monumento a Longiano, con la sua opera poetica".

Davide Argnani, amico dagli anni Settanta, ha ricordato come è nato il volume Extra time, salutando l'amico con il proverbiale "Tin bota" con cui i romagnoli affrontano il mondo.

Infine Giorgio Paganelli ha recitato alcuni versi del poeta, sottolineando la bontà d'animo e la generosità di Sante Pedrelli.

Il feretro, infine, ha compiuto il suo viaggio verso il locale cimitero, per fare riposare il poeta nella valle dei suoi ulivi e dei suoi ciliegi, tante volte cantati nelle sue opere.

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