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Longiano

Personaggi immortali nelle poesie di Marchi

Appuntamento domani sera, venerdì 2 settembre, alle 21 nella corte del Castello malatestiano

Personaggi immortali nelle poesie di Marchi

Ritratti di longianesi in versi venerdì 2 settembre alle 21 nella corte del Castello malatestiano di Longiano (in caso di maltempo nella sala dell’Arengo). Marco Marchi, maestro gelatiere, scrittore e poeta, presenterà il suo ultimo libro “A i sarèm sèmpra (Ci saremo sempre)”, raccolta di poesie in dialetto romagnolo edita da Fara Editore. L’opera si è classificata prima al concorso nazionale “Narrapoetando 2022”, organizzato dalla stessa casa editrice.

L’evento del 2 settembre è organizzato dalla fondazione Tito Balestra onlus, che l'ha inserito come fuori programma della rassegna estiva “Sagge sono le muse. Marchi descriverà il borgo della Longiano degli anni ’50, ambientazione di molte delle sue poesie. Oltre all’autore saranno presenti Gianfranco Miro Gori, il professor Roberto Garattoni e Alessandro Ramberti, direttore di Fara Edizioni. La serata sarà presentata dal presidente del Quartiere Leonardo Orlandi. Sarà presente Giorgio Bettucci, direttore del Museo del territorio di Longiano, con un banchetto di libri.

L’agile volume di Marchi (112 pagine) si divide in due sezioni: “Ritratti” e “Dentro l’anima”. In appendice si trovano le versioni in dialetto romagnolo di due liriche del Pascoli (“X Agosto” e “La cavalla storna”). La prima parte del libro ritrae personaggi che hanno animato la vita longianese durante il Novecento e che l’autore ha conosciuto. Da Tonino ad Zimàti a Batréin, da “l’Americhèn” all’assessore “e’ Bafòun”, passando per il meccanico Casanova (Piripécial), che “l’avòeva muntè tla mi doméla blù/ e’ tergicristal d’una zardinèta”.

«Lo scopo - dice l’autore - è quello di dar fiato a una tradizione, far sì che tutto ciò che è passato non venga dimenticato, in questi momenti di rapidi cambiamenti tecnologici e sociali. Le realtà appena trascorse e coloro che le hanno interpretate rischiano di soccombere come se non fossero mai esistite».

La seconda parte, più interiore, è costituita da liriche ispirate alle esperienze di vita dell’autore, che, con «ironia sempre amara ma non disperata», riflette sulla vita e sulla morte con la consapevolezza che «non si muore mai». Significativa la poesia I du sónn” (“I due sonni”): “Se sòn a murèm tótt al nòti/ e a la matòena a stasèm so. Sla mórta bsògna purtè un pó ad pazìnzia:/ pròema o póu a stasèm so d’arnóv”.

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