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Il commovente ricordo del figlio

Sant'Angelo di Gatteo. È morto ieri all'età di 95 anni Enrico (Delio) Turci

Ha sempre testimoniato fortemente la sua fede in Dio. Lunedì prossimo alle 14,30 nella chiesa parrocchiale di Sant'Angelo di Gatteo. "Quando scendono le ombre della sera, ricordati di me nella preghiera”, scriveva al figlio nel 2011

Sant'Angelo di Gatteo. È morto ieri all'età di 95 anni Enrico (Delio) Turci

Ieri, venerdì 5 giugno, si è spento senza sofferenza o malattia, nella sua abitazione di Sant’Angelo di Gatteo, mio padre Enrico (Delio) Turci, prossimo ai 95 anni. Lunedì 8 giugno alle 14,30 i funerali si terranno nella chiesa parrocchiale di Sant'Angelo.

Era nato e vissuto sempre nel luogo dei suoi padri, proprietari terrieri dove le sue le sue radici sono rimaste ben salde. Ha testimoniato fortemente (e, per questo, talvolta dileggiato dagli stolti) la sua fede in Dio. Ha camminato per la sua strada giungendo al termine della sua corsa, combattendo la buona battaglia e conservando la sua fede nel Signore.

Ha avuto il suo onore. Una vita lunga (trascorsa per oltre 60 anni con mamma Lina), vissuta onestamente, con intelligenza e umiltà, proiettato sempre nella visione religiosa della vita. Dopo essere stato campione nelle gare di catechismo regionale, vincendo grazie a lui, per ben tre volte, la parrocchia di Sant’Angelo, il gagliardetto consegnato dalle mani del Papa, è stato seminarista del 1939 al 1943.

Di quand’era a Cesena (poi a Bologna), ai tempi del vescovo monsignor Beniamino Socche, ricordava i mirabili e commoventi canti in Cattedrale durante la novena di Natale. Fra questi l’introito Rorate  Cœli desúper, et nubes plúant justum...; poi l’accompagnare il vescovo Socche nelle passeggiate pomeridiane fuori le mura di Cesena e con il quale dissertava sulla “santità” dell’uomo. Inoltre, durante le cerimonie, come giovane seminarista, gli teneva il pastorale, segno di predilezione nei suoi confronti. Esprimeva se stesso attraverso i segni importanti: si ricordava dei compleanni di tutti, e a tutti scriveva per la ricorrenza biglietti d’auguri, veri capolavori di sensibilità ed empatia, segno di osservazione attenta della vita degli altri.

Oltremodo generoso e altruista, pregava, pensava, scriveva, leggeva ed educava a suo modo; all’età di 80 suonati insegnava latino a mia figlia Elena e, con lei, si confrontava su tempi di filosofia, teologia e altre materie letterarie che aveva ben studiato ai tempi del seminario. Infine la sua bontà e pazienza. Sottolineava che “proteggere la vita è un dovere, mentre la tristezza è un peccato”. Non perdeva un funerale e non diceva mai è morto il tale, bensì…“è andato con Gesù” e quando, carissimo babbo “...la sera nei tramonti d’oro, stormisce il vento entro i cipressi, accenni umani sembrami d’udire, dormi in pace, su di te veglio io”, il tuo Nanòn, come mi chiamavi affettuosamente. E quando nel luglio del 2011 mi scrivesti …quando scendono le ombre della sera, ricordati di me nella preghiera”, sta pur certo che lo farò, sempre, come hai fatto tu per tutta una vita, per noi e per gli altri. Dio, in cui hai sempre e fortemente creduto, ti renderà merito.

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