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Amare il prossimo: chi? … come?

Riconoscere e accettare, infatti, il principio che siamo tutti figli di Dio e di conseguenza tutti fratelli è un atto di umiltà verso Dio; ma, nel contempo, conferisce una piena e assoluta dignità a ciascun uomo e a ciascuna donna ed è fonte e garanzia del pieno e reciproco rispetto, per e tra, tutte le persone

Non è una novità che qualcuno non creda in Dio, anzi, qualcuno addirittura considera dannosa solo l’idea che esista, e fa di tutto per eliminarlo dalla storia e dalla sua vita. Attenzione, però. Eliminando Dio si rischia di non essere né liberi, né veri, ma semplicemente di diventare schiavi di tutto e di tutti. Schiavi e vittime del gusto e dell’euforia del potere, del sesso, del denaro, della droga, dell’egoismo personale o collettivo, della prima ideologia, moda, mago o fattucchiera che sembri offrire una parvenza di felicità.

Sono comportamenti oggi molto comuni e frequenti che, però, non portano né gioia né felicità, come ci dimostra la cronaca quotidiana. Invece, accettare e fare proprio il comandamento: “Non avrai altro Dio fuori di me” significa che nessuno: persona, autorità, sentimento, passione, cosa, circostanza, ecc. può rendermi suddito o schiavo. Io sono libero, perché mi ha creato libero il mio Signore e io non riconosco altri “signori” sopra di me.

Riconoscere e accettare, infatti, il principio che siamo tutti figli di Dio e di conseguenza tutti fratelli è un atto di umiltà verso Dio; ma, nel contempo, conferisce una piena e assoluta dignità a ciascun uomo e a ciascuna donna ed è fonte e garanzia del pieno e reciproco rispetto, per e tra, tutte le persone. In questo modo abbiamo la possibilità di vivere una vita piena, responsabile, aperta alla gioia e all’ottimismo, perché coscienti e grati di essere amati da Qualcuno e consapevoli che, a nostra volta, dobbiamo  amare quel Qualcuno e il nostro prossimo. Guidati e sorretti dalle indicazioni del Decalogo. Il modo corretto, allora, per impiegare questa nostra libertà è quello di pensare anche agli altri e di servire i fratelli per amore di Dio e per la nostra gioia.

La libertà, infatti, non è fine a se stessa, ci è data con amore e per amare, non per slegarci dagli altri e fare quello che ci pare, ma per costruire liberamente legami d’amore. Scopriremo che questo è un modo molto efficace per fare scomparire anche gran parte delle nostre difficoltà quotidiane. Molte delle nostre contrarietà, infatti, traggono la loro origine dal fatto che ci dimentichiamo, troppo spesso degli altri e ci preoccupiamo troppo del nostro “io”. Ma chi sono questi altri? Chi sono le persone che dobbiamo amare? Chi è il mio prossimo?

A queste domande ha già risposto Gesù, in un modo molto chiaro e preciso. Basta leggere quello che l’evangelista Luca scrive quando ci racconta come Gesù ha risposto a un dottore della legge che lo interrogava:“… chi è il mio prossimo?” Gesù rispose: “Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e cadde nelle mani dei briganti che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre. Invece un samaritano che era in viaggio, passandogli accanto, lo vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui, quello che spenderai in più te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nella mani dei briganti?” Quegli rispose: “Chi ha avuto compassione di lui”. Gesù gli disse: Va’ e anche tu fa lo stesso.” (Lc 10, 25-37).   

Ecco, Gesù non usa giri di parole né fa lunghi preamboli. Il nostro prossimo è chiunque può avere bisogno di noi, senza distinzioni e senza categorie.   Gesù ci chiede di amare i nostri fratelli e di pensare al bene comune dimenticando noi stessi. È questo il comportamento che Dio apprezza e che premia con una serenità piena di gioia. Di una gioia vera, terrena e immediata ...qui... oggi.

(Continua)

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