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La fedeltà

Condannando l’adulterio, Dio prima e Gesù dopo, intendono proteggere l’istituto del matrimonio, uno e indissolubile, in quanto sanno molto bene che questo è il modo migliore per garantire ai coniugi e ai figli tranquillità, sicurezza e serenità

Siamo arrivati al sesto punto del Decalogo, quando Dio detta a Mosè: “Non commettere adulterio.” (Es 20,14 – Dt 5,18 ). Facendomente locale ai discorsi che sento quasi quotidianamente e a quello che mi capita spesso di leggere, mi è sorta una domanda: oggi la gente, i giovani in particolare, sanno che cosa è l’adulterio? Io credo che siano pochi quelli che lo sanno veramente. O, per lo meno, che conoscono bene il significato e le conseguenze dell’adulterio.

Partiamo allora dalle origini, cioè dal momento della creazione: “Poi il Signore Dio disse: non è bene che l’uomo sia solo; gli voglio fare un aiuto che gli sia simile… (Gn 2,18).

Successivamente Gesù ricorda agli Israeliti che: “All’inizio della creazione Dio li creò maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre, e i due saranno una carne sola. Sicché non sono più due ma una sola carne. L’uomo dunque non separi ciò che Dio ha congiunto” (Mc 10, 6-9). E aggiunge: “Avete inteso che fu detto: non commettere adulterio, ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore” (Mt 5, 27-28).

Condannando l’adulterio, Dio prima e Gesù dopo, intendono proteggere l’istituto del matrimonio, uno e indissolubile, in quanto sanno molto bene che questo è il modo migliore per garantire ai coniugi e ai figli tranquillità, sicurezza e serenità. Gesù si rivolge direttamente agli uomini, ma è sottinteso che quello che dice vale anche per le donne. Spendiamo allora due parole sul matrimonio, premessa indispensabile perché esista l’adulterio. La nascita della coppia è un atto creativo di Dio, è Dio stesso che originariamente crea una nuova entità uomo-donna, che ha la sua espressione più profonda nell’unione fisica realizzata nel quadro armonico del contratto nuziale, cioè del matrimonio, dove i coniugi si promettono reciproco amore, totale donazione e fedeltà per tutta la vita.

La Chiesa, che ha come compito quello di tradurre e tramandare nel tempo il messaggio divino, è anch’essa molto chiara in proposito e ai paragrafi n. 2380 e 2381 del Catechismo colloca l’adulterio fra le offese alla dignità del matrimonio e recita: “L’adulterio designa l’infedeltà coniugale… Il sesto comandamento e il Nuovo Testamento proibiscono l’adulterio in modo assoluto… L’adulterio è un’ingiustizia: chi lo commette viene meno agli impegni assunti. Ferisce il vincolo matrimoniale, lede i diritti dell’altro coniuge, e attenta l’istituto del matrimonio, violando il contratto che lo fonda. Compromette il bene della generazione umana e dei figli, i quali hanno bisogno dell’unione stabile dei due genitori.”.

L’unione fisica e spirituale è, nelle intenzioni di Dio, un sì definitivo detto all’altro e, nello stesso tempo, un assumersi la responsabilità di essere compagno/a dell’altro/a, cioè di colui con il quale si condivide il pane quotidiano. In tutti i casi, all’infuori del matrimonio come Dio lo ha previsto, questa chiara assunzione di responsabilità reciproca, manca.

Oggi su questo tema la confusione è totale. Molte volte mi è capitato di leggere le lettere che i lettori o le lettrici inviano ai direttori o ai consulenti specializzati nelle questioni di  cuore, amore, sessualità, relazioni, ecc. di cui le riviste che vanno per la maggiore sono piene. In quelle lettere, una domanda ricorrente, è, più o meno, la seguente: “Sono pazzamente innamorata di un uomo sposato, lui dice di non essere felice con la propria moglie e mi ha più volte promesso di lasciarla, ma ogni volta che gli chiedo di farlo davvero tergiversa, dice che pensa a lei, ai suoi figli che ne soffrirebbero, e non si decide mai. Che cosa devo fare?”

Non occorre essere laureati in psicologia o sociologia o in qualsiasi altra scienza, per saper dare all’interessata una risposta netta e chiara del tipo: “Cara signorina (o signora, nel qual caso la situazione è ancora più grave perché le persone offese sono due) lasci perdere. Anzi, dal momento che ha saputo che il suo innamorato era sposato, ha già perso troppo tempo inutilmente”.

Un uomo sposato non è più un uomo libero e una donna sposata non è più una donna libera.

È  una persona che ha fatto una promessa solenne ad un’altra persona: la promessa di esserle fedele per sempre.

La rottura di questa promessa provoca dolore, molto dolore, alla persona che subisce l’infedeltà. Senza sottovalutare il danno, certo e documentato, che la rottura di una famiglia crea ai figli, soprattutto se piccoli. Nel momento in cui una persona sa che il proprio partner ha già degli impegni dovrebbe porre, non al giornale, ma alla sua coscienza, una domanda molto semplice: posso cercare di costruire la mia felicità, attraverso l’infelicità di un’altra o di altre persone?

La risposta: “Queste cose non si fanno” risolve il problema alla radice, senza se e senza ma. Insegnare ai ragazzi questo tipo di risposte di fronte a certe situazioni, è senz’altro più efficace e utile del banale sesso sicuro. Anche in questi casi, quelli che sembrano divieti, vincoli, costrizioni, non sono altro che utili istruzioni per l’uso.

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