10 comandamenti
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per riflettere insieme

La guerra

Papa Paolo VI  il 4 ottobre 1965, parlando all’Assemblea dell’Onu, con una affermazione che era, nello stesso tempo, di dolore e di appassionata speranza, diceva: “Mai più gli uni contro gli altri, mai più! Non più la guerra, non più la guerra! La pace deve guidare le sorti dei popoli e dell’intera umanità".

     La volta scorsa ci lasciamo lasciati dicendo che abortire significa: sopprimere una vita umana. È una vita che non grida e non piange, ma c’è. Una volta si diceva anche: non si vede. Oggi con l’ecografia, non si può più dire. Perché c’è e si vede.

     L’unica differenza fra sopprimere un feto, anche di pochi giorni e un bambino/a di qualche mese, è solo che quest’ultimo si vede ad occhio nudo mentre  per vedere l’altro occorre fare un’ecografia. Ma sono esseri viventi entrambi e allo stesso modo.

     Riflettere di più su questo punto, con meno furore ideologico e complicati ragionamenti, osservare la realtà senza pregiudizi e smascherare i copiosi interessi economici che stanno dietro a questa concezione di “vita disponibile”, sarebbe certamente molto utile per tutti.

     Vale la pena ricordare cosa diceva il Dr. Alexis Carrell - Premio Nobel per la medicina -:“Poca osservazione e molto ragionamento conducono all’errore; molta osserva-zione e poco ragionamento conducono alla verità.”

     Ecco, allora, che cosa ci insegna e ci documenta l’osservazione, cioè  l’esperienza quotidiana.

Mi limito a dare voce alle tante lettere che mi è capitato di leggere, su giornali e riviste, di giovani donne che in vari modi e in diverse circostanze hanno abortito.

     Il messaggio unanime è: “...ho sofferto tanto e soffro ancora” oppure: “...la mia creatura oggi compirebbe 3, 4, 7, ecc. anni, e invece non c’è più perché l’ho eliminata”.

Non aggiungo la descrizione di altre sofferenze, ma tutte sono sullo stesso piano. Oggi si possono leggere quasi su qualsiasi rivista seria.

     Se quelle ragazze, aiutate dai padri delle loro creature (dai loro partner come si dice oggi) dai loro genitori, dalla comunità circostante (Stato, Comune, Consultorio, Parrocchia, Associazioni di volontariato, ecc.) avessero fatto nascere i loro figli, molto probabilmente sarebbero andate incontro a difficoltà pratiche, economiche, sociali, a volte anche pesanti, ma oggi sarebbero senz’altro molto più serene e con meno rimorsi e sofferenze.

     Ancora due brevi riflessioni sul quinto comandamento.

 Da una parte, un comando di Dio: non uccidere; al quale fa seguito una puntualizzazione di Gesù: “Avete inteso che fu detto: occhio per occhio e dente per dente, ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi se uno ti percuote la guancia destra tu porgigli anche l'altra” (Mt 5, 38-44).

     Dall’altra, gli effetti della disubbidienza a questo comando, descritti bene da Gandhi che dice:“Non occorre uccidere; è sufficiente applicare la legge “occhio per occhio” per fare deragliare l’umanità verso la cecità totale.”Immaginiamo quindi che cosa può succedere quando una parte dell’umanità dichiara guerra ad un’altra parte.

     La guerra è, per definizione, quella situazione in cui le azioni di almeno una delle parti in causa sono animate e mosse da intenti e fini di conquista, di sopraffazione e di dominio sull’altra. Pur di raggiungere i fini prefissati si calpestano i diritti più elementari delle persone, primo fra tutti il diritto alla vita. Non si va per il sottile: si uccide.

Molto spesso, troppo spesso, a questa prima azione violenta si risponde con altrettanta violenza: entrambe le parti in causa uccidono. Va da sé che la situazione della parte che offende e prevarica è molto diversa da quella di chi, legittimamente, si difende e si protegge. Tuttavia entrambe violano il comandamento: non uccidere.

La Costituzione della Repubblica Italiana dà una risposta netta e precisa a questo riguardo e all’art.11 recita: “L’Italia ripudia la guerra come strumento per la risoluzione dei Conflitti internazionali.” In questo modo, non solo si mette in pratica il comandamento: non uccidere, scartando a priori l’ipotesi di una guerra di offesa; ma, anche nell’ipotesi di conflitti fra Stati, la guerra non dovrà mai essere presa in considerazione come soluzione dei conflitti.

Papa Paolo VI  il 4 ottobre 1965, parlando all’Assemblea dell’Onu, con una affermazione che era, nello stesso tempo, di dolore e di appassionata speranza, diceva: “Mai più gli uni contro gli altri, mai più! Non più la guerra, non più la guerra! La pace deve guidare le sorti dei popoli e dell’intera umanità.” Ed è solo con la pace dei cuori che si può raggiungere questo obiettivo. ( Continua)

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