Commento al Vangelo
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Il giorno del Signore

Domenica 10 maggio - 5ª domenica del Tempo Pasquale - Anno A

Ognuno ha qualcosa da offrire come sacrificio. E qualcosa da ricevere

At 6,1-7; Salmo 32; 1Pt 2,4-9; Gv 14,1-12

In questo tempo pasquale, così segnato dalla pandemia, se viviamo nella dimensione di Cristo risorto ci è più facile accogliere, capire e vivere la Parola di Dio che ci viene donata. Il brano evangelico ci mette davanti a un dialogo di Gesù con gli Apostoli nell’Ultima Cena. Se noi stiamo in ascolto del Signore, che oggi e ora ci parla, sentiremo che la nostra vita riceve un grande respiro.

Di fronte alle prove, di Cristo e nostre, il Signore c’invita a vincere la paura (“Non sia turbato il vostro cuore”) e avere fede in Dio e in Lui (“Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me”) perché la fede allontana la paura, anche del Coronavirus. Di fronte a certe prove e difficoltà se noi ci turberemo allontanando il nostro sguardo da Dio, saremo preda facile di Satana e del male. È quello che ci dice Pietro (prima Lettura): “Siate sobri, vigilanti. Il vostro nemico, il diavolo, va in giro come un leone ruggente, cercando qualcuno da divorare: resistetegli saldi nella fede”. Una fede vera, semplice e profonda insieme, è una difesa che rende Satana impotente.

Dopo le prove di questa vita mortale, ci attende la ricompensa della vita eterna. Se seguiamo Cristo nella Passione vivremo per sempre con Lui nella Risurrezione. In qualunque momento del cammino della nostra vita noi ci troviamo già nella certezza della vita eterna. “Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore”. Gesù c’invita a volgere gli occhi e il cuore al Padre. Egli non va verso l’ignoto; torna semplicemente a casa. La gioia di Cristo trabocca e diventa contagiosa, comunicativa. “Vado a prepararvi un posto”.

La casa del Padre non è un piccolo rifugio di montagna. È un immenso palazzo con posti a non finire. È il Cielo. È la città nuova, una comunità d’amore con una festa eterna, dove la gioia sarà sconfinata come la gloria di Dio.

Gesù oggi, alla luce della Pasqua, ci indica il cammino che sbocca nella vita vera, piena, felice. “Io sono la via, la verità, la vita”. Lui è la via larga e sicura, la via regale che ci conduce a essere posseduti dalla Verità, non quella astratta e fredda, ma Parola calda e nutriente come il pane fresco. Gesù si proclama la vita, non quei brandelli di vita della nostra passeggera esperienza umana, ma quel largo respiro di vita che è l’eternità. In questa frase scultorea di Gesù è contenuto tutto il mistero di vita e di grazia di Dio per noi.

Questo mistero di vita e di grazia, ci ricorda San Pietro nella seconda Lettura, va vissuto in concreto nella Chiesa di cui facciamo parte. Noi siamo le pietre vive e preziose che formano la Chiesa, il popolo dei redenti, dei risorti. Come “pietre” siamo un materiale molto povero, ma come “pietre vive” perché penetrati di Parola di Dio e di Spirito Santo noi siamo importanti e preziosi. Più grande è l’umiltà della creatura, più in essa scende Dio.

La prima Lettura (Atti) raccontandoci l’istituzione dei diaconi ci mette sotto gli occhi un modo molto pratico di vivere la nostra fede in comunione con gli altri. Ogni credente, dal sacerdote ministro al cristiano più umile e povero di qualità, ognuno ha qualcosa da offrire come sacrificio spirituale gradito a Dio e qualcosa da ricevere dagli altri per un mutuo arricchimento.

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Domenica 10 maggio - 5ª domenica del Tempo Pasquale - Anno A
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