Commento al Vangelo
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Il giorno del Signore

Domenica 11 giugno - Corpus Domini - Anno A

IL PANE EUCARISTICO COMUNICA VERAMENTE LA VITA

Dt 8,2-3.14b-16a; Salmo 147; 1Cor 10,16-17; Gv 6,51-58

Entriamo nei meandri del discorso di Gesù nella Sinagoga di Cafàrnao. Il nostro testo è intimamente unito alle precedenti unità: 26-35 e 49-52.

Camminiamo verso la cima. Prima di tutto Gesù dice: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo». A un pronome enfatico, “io”, riferito a Gesù, segue il pane vivo: Gesù si identifica con “il pane vivo”. Alla cima si arriva per tappe. Dall’alto si vede un orizzonte da capogiro.

Nell’unità precedente si è parlato dei padri che, pur mangiando il maná, morirono. Ora nei versetti 53-59 si sviluppa ampiamente il tema della vita offerta, anche questa volta, da un altro “pane vivo, disceso dal cielo”. Chi mangerà di quest’altro pane, la carne di Gesù, e berrà il suo sangue, possiederà vita eterna nel presente e nella resurrezione dell’ultimo giorno.

L’unità che segue va divisa in tre tappe: a) la carne di Gesù, cibo, e il suo sangue, bevanda, sono fonti di vita eterna; b) mangiando la sua carne e bevendo il suo sangue “rimaniamo” in Gesù; c) il pane disceso dal cielo comunica vita eterna.

Ritorniamo al versetto 53: alla formula di rivelazione “In verità, in verità io vi dico” segue un’esposizione di segno negativo: “Se non mangiate… ”. Gesù rafforza quanto ha già detto. Adesso si parla della carne del “Figlio dell’uomo”, perciò non è qualcosa di terreno, ma di celeste. Bisogna bere il suo sangue: altro scandalo per i giudei.

L’espressione “carne e sangue” allude alla totalità della persona e sarà sostituita da un pronome personale: “Colui che mangia me”. Poi segue un’esposizione di segno positivo. Da notare il cambiamento del verbo “mangiare” con un termine più concreto, popolare, profano: il tutto per sottolineare il senso reale del mangiare eucaristico, che è vero cibo e vera bevanda, così da comunicare veramente la vita.

“Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui” e “colui che mangia me vivrà per me”: siamo di fronte a una permanente unione spirituale, reciproca, con Gesù che vive per il Padre. Non dimentichiamo che gli avversari non sono solo i giudei, ma anche alcuni gruppi di cristiani. Direi che oggi molti fanno la comunione senza sapere cosa fanno, e molti non la fanno... e basta. Purtroppo anche il prete si abitua a celebrare l’Eucaristia. Attenzione: qui Missam praecipitat, in Infernum praecipitat (Chi dice Messa sbrigativamente, va all’inferno, da non prendersi alla lettera). L’altro giorno, un meccanico, che non ha mai fatto la Comunione, è rimasto estasiato di fronte a una Messa feriale.

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