Commento al Vangelo
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Il giorno del Signore

Domenica 12 luglio - 15ª domenica del Tempo Ordinario - Anno A

Amare e servire il prossimo contribuisce a trasfigurarci

Is 55,10-11; Sal 64; Rm 8,18-23; Mt 13,1-23

Il Regno di Dio non può essere ridotto a definizioni teoriche. Gesù ce lo presenta con simboli e parabole, cioè con paragoni concreti desunti dalla natura e dalla nostra vita. Questo metodo non è una limitazione, ma favorisce l’approfondimento del Regno reso presente nel mondo dal Signore. La Parabola del buon seminatore è alla base dello sviluppo del Regno di Dio in noi nella ricchezza dei suoi doni e nella risposta attiva ed entusiasta da parte nostra.

Il Seminatore è Cristo, il seme è la sua Parola. Cristo non lesina la sua Parola, la dona con straordinaria generosità, sembra quasi che sia sprecata, ma non è così. La parabola vuol essere una profezia sul Regno, uno sguardo sul futuro della Chiesa. Gesù è concreto: Egli ci ricorda che in tre modi diversi l’uomo può rifiutare questo dono unico e necessario della Parola per la propria salvezza. 1) C’è Satana che arriva a rubare dal cuore dell’uomo la Parola. Oggi, meno si crede all’esistenza e all’opera devastante del diavolo, più lui ha mano libera per trasformare il mondo in un deserto infernale. Per questo Gesù ci fa pregare: “Liberaci dal maligno”.

Poi ci sono persone che ascoltano e accolgono la Parola, ma sono superficiali e distratte, incapaci di rispondere al valore spirituale di questa Parola. Messi alla prova sono incostanti, incapaci di approfondire il dono di Dio per cui perdono la fede e abbandonano ogni percorso interiore che la Parola richiede.

Ci sono persone che, pur riconoscendo la profondità e la ricchezza della Parola di Dio, si lasciano vincere dalle preoccupazioni terrene, dalle ricchezze illusorie e dalla falsa suggestione dei piaceri materiali passeggeri che sono come spine che soffocano, nella mente e nel cuore, la Parola di Dio. Quante volte, anche noi, abbiamo forse sciupato questo dono della Parola con l’attaccamento sbagliato a noi stessi e alle misere offerte di questo mondo.

Ma il triplice insuccesso del Seminatore è sorpassato e cancellato dal rendimento finale tre volte superiore (il 30, il 60 e il 100 per uno). Gesù non si è mai scoraggiato. Tutte le fatiche e tutti gli ostacoli del Seminatore (e dei seminatori di oggi) sembrano un fallimento; ma al di là di previsioni pessimistiche vince la certezza divina che ci sarà il raccolto e che la mietitura sarà magnifica. Quale gioia scoprire che noi, nutrendoci della Parola, l’accogliamo in abbondanza per nutrire molti altri cuori.

La Parola di Dio realizza in noi il suo piano di amore e di salvezza che San Paolo (seconda Lettura) ci descrive nella nostra condizione esistenziale. C’è nel brano un’affermazione positiva, sicura: “ Le sofferenze del tempo presente non sono paragonabili alla gloria futura». Questa sofferente attesa investe l’uomo con tutta la creazione.

La strada da percorrere è: vivere le Beatitudini, adorare il Padre in Spirito e in Gesù-Verità, amare e servire il prossimo. Questo contribuisce a trasfigurare noi stessi insieme al Creato intero. Esiste una solidarietà tra l’uomo e l’universo. Scrive un poeta inglese: “Se tocchi un fiore tremano le stelle”.

La situazione presente dell’uomo e dell’universo è provvisoria e sofferente a causa del peccato, ma proiettata verso un futuro radioso. Quando gli arabi sentono soffiare il simùn, o vento del deserto, dicono: “È il deserto che piange di non essere prateria”. Questi dolori del parto sono necessari, sono le convulsioni dell’uomo e della natura per dare la nascita ai cieli nuovi e alla terra nuova nella certezza che uomini e universo saremo “ liberati dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio”.

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Domenica 12 luglio - 15ª domenica del Tempo Ordinario - Anno A
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