Commento al Vangelo
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Il giorno del Signore

Domenica 12 settembre - 24ª domenica Tempo Ordinario - Anno B

SEQUELA: DISPONIBILITÀ TOTALE E RADICARCI IN GESÙ

Is 50,5-9; Sal 114; Gc 2,14-18; Mc 8,27-35

Gesù, insieme ai suoi discepoli, uscì verso Cesarèa di Filippo, oggi Banias, al nord, città pagana situata sulle sorgenti del Giordano. Essi sono in cammino verso Gerusalemme, la città santa per eccellenza, la capitale, lontanissima. Ci troviamo in uno dei punti cruciali di Marco. Qui si realizza ciò che aveva promesso (1,1): svelarci chi è il Messia, l’Unto, il Cristo aspettato. Gesù fa una domanda che riguarda la propria identità: «La gente chi dice che io sia?». La risposta non è difficile: tutti ne parlano come di un nuovo Elìa o di un nuovo battezzatore.

Non a caso, ritorna in scena Giovanni nel momento in cui si cerca di mettere a fuoco l’identità del Maestro.

Gesù sta per svelare la propria identità e interpella i Dodici con una domanda a bruciapelo: «Ma voi, chi dite che io sia?» (versetto 29). Pietro, in prima persona e a nome di tutti, dà la risposta esatta: «Tu sei il Messia». La prima parte del Vangelo di Marco si è compiuta.

Solo i demoni si erano espressi urlando ai quattro venti l’identità del Nazareno. Invece, tra coloro che seguivano Gesù regnava la confusione più completa. I pareri erano sommamente contrastanti. Pietro fa un passo avanti e riconosce quello che la gente ancora non era riuscita a cogliere. Perché? Perché Gesù sembra aver imboccato una via che non piace alla gente. Egli si accorge dell’equivoco, dello sbaglio, e annuncia che il “Figlio dell’uomo” deve soffrire, essere rifiutato dalle autorità, essere ucciso e poi risorgere: è il “Figlio dell’uomo”.

Ma Pietro lo rimprovera perché questo discorso non gli piace. Gesù si volta, guarda i suoi discepoli e rimprovera duramente Pietro: “Va dietro a me Satana… tu non pensi secondo Dio” (versetto 33), e viene invitato a ritornare al suo posto. La logica del Regno è differente.

Infine, Cristo chiarisce ciò che deve fare un vero discepolo: «Rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua» (versetto 34). L’immagine della croce è più che mai scandalosa. La sequela di Gesù richiede disponibilità totale e un radicarci in lui: «Per causa mia e per il Vangelo» (versetto 35).

Ascoltiamo la testimonianza di chi si è trovato di fronte alla morte: «Io, mia moglie e i miei figli siamo andati all’aeroporto di Kabul nelle prime ore del mattino… era un incubo… ci sono stati momenti in cui eravamo senza fiato… mia moglie e i miei figli hanno dovuto assistere alle scene peggiori della loro vita. Come padre, è stato il momento più difficile, perché stavo facendo del mio meglio per portarli al sicuro. Mi sentivo impotente…». Cristo è risorto: ha vinto.

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