Commento al Vangelo
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Il giorno del Signore

Domenica 13 maggio - Ascensione del Signore - anno B

Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo

At 1,1-11; Sal 46; Ef 4,1-13; Mc 16-15-20

Il compimento della Pasqua è il “battesimo nello Spirito Santo” che il Signore Risorto promette ed invita i discepoli ad attendere dopo la sua Resurrezione (cfr. At 1,5). In questa attesa, come già prima della Pasqua, i discepoli sembrano non capire quello che sta per accadere.

I due uomini in bianche vesti, di cui narra Luca negli Atti degli Apostoli si rivolgono ad essi, come per destarli dal sonno della loro incomprensione: “Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo?” (At 1,11). Non è questo il loro compito: aspettare altri segni dal cielo. Adesso c’è da correre fuori dalla Galilea, “fino ai confini della terra” (At 1,8), per annunciare che il Cristo è Risorto e la sua vita e la sua forza sono salvezza, vita e forza per tutti.

È questa ormai la nostra verità: noi, prigionieri, siamo già stati liberati da Cristo perché Cristo, ascendendo al cielo, ha portato con sé la nostra umanità, come ci ricorda il testo della colletta nella liturgia domenicale. In realtà sì, dobbiamo guardare al cielo, ma solo per contemplare in esso la nostra vita già redenta da Cristo, già vivente con Lui nella comunione del Padre. È questo che muove i nostri piedi a camminare su questa terra alla maniera dei Risorti, quasi “riflesso” della verità della nostra vita che è tale solo nella comunione con Cristo, che è la Vita.

Ecco allora l’invito di Gesù ai suoi discepoli, che risuona nelle parole dell’evangelista Marco: “Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo” (Mc 16,15). E il Vangelo è questo: “È vinta la morte, il male non ha più potere sull’uomo, la divisione lascia il posto alla comunione, il dolore alla gioia”.

Come è forte per noi cristiani la tentazione di rimanere chiusi nelle nostre “galilee”, godere della presenza di Gesù anche quando diviene ormai soltanto un ricordo sbiadito sullo sfondo della nostra vita o una presenza statica dentro vuoti riti. Donaci, Signore, di vivere nell’attesa del tuo ritorno gustando il sapore e il colore della vita che non può essere contenuta e con la fretta dei passi di chi sa che “dappertutto” è necessario giunga l’annuncio di salvezza.

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