Commento al Vangelo
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Il giorno del Signore

Domenica 13 settembre - 24ª domenica del Tempo Ordinario - Anno A

Chi sa perdonare non è debole. È grande e forte

Sir 27,30 - 28,7; Salmo 102; Rm 14,7-9; Mt 18,21-35

Se la correzione fraterna è un’esigenza necessaria del vero amore fra noi cristiani, fratelli e sorelle, tanto più l’amore senza limiti di Dio verso di noi, pronto a perdonare sempre, è il fondamento per costruire in noi una vera vita di fede fondata sull’amore. Al limite che Pietro pone nella sua domanda a Gesù, il Signore risponde che il perdono di Dio, vertice dell’amore, è infinito, senza limiti. Dio sa che siamo fragili e quindi peccatori; se ci rivolgiamo a Lui, pentiti, la sua gioia è quella di perdonarci, sempre!

Per farci capire il perdono di Dio, Gesù inventa la bella “parabola del re che volle regolare i conti con i suoi servi”. Due sono gli aspetti sottolineati nella parabola.

1) La sproporzione immensa tra il nostro peccato, che noi non potremmo mai soddisfare, e l’intervento di Dio che con il suo amore misericordioso ristabilisce in noi ogni rapporto d’amore.

2) L’unica condizione che Dio richiede a noi è il perdono vicendevole nei nostri rapporti con gli altri: si tratta di piccoli debiti di fronte a quello che ognuno di noi ha con Dio. Se manca in noi questa disponibilità, il Signore ha le mani legate, per cui non possiamo essere perdonati. Lo diciamo tutti i giorni nella preghiera del Padre nostro, forse senza pensarci.

La prima Lettura dal Libro del Siracide è uno splendido commento e una chiara spiegazione del brano di Vangelo: “Rancore e ira sono cose orribili… chi si vendica subirà la vendetta… Perdona l’offesa al tuo prossimo e per la tua preghiera ti saranno rimessi i peccati”.

“Perdona” è la parola chiave di questo brano. Perdonare vuol dire riconoscere che noi tutti abbiamo bisogno della misericordia e del perdono di Dio. Faremo l’esperienza di amore misericordioso divino quando, come Lui, sappiamo perdonare coloro che ci offendono o ci fanno del male. I frutti di questo perdono sono la pace del cuore e la gioia dell’anima.

“Ricordati delle fine e smetti di odiare, della dissoluzione e della morte e resta fedele ai comandamenti”. È un’osservazione molto concreta da parte dell’autore sacro. Siamo tutti “poveri mortali”: che senso hanno il rancore, l’odio e la vendetta? Sono cose assurde e ridicole di fronte alla breve parabola della nostra vita. – Dio è “il Dio delle misericordie” e “il Dio dei perdoni”, come dice la Bibbia. L’esempio di Dio ci deve stimolare a perdonare. Peguy diceva che “il mestiere di Dio è di perdonare”.

Il perdono non è debolezza, ma segno di forza e di onnipotenza divina. Chi sa perdonare non è debole, ma grande e forte.

La Parola si fa preghiera. Se perdoni ai giusti, che merito hai, Tu che sei il Giusto? Se accogli i buoni, che fatica fai Tu che sei il buono? Perdona e accogli me misero peccatore, ultimo dei tuoi servi affinché il mondo sappia che non c’è limite alla tua misericordia. Accogli me indegno, che ho abbandonato la tua casa; illumi- nami con la luce del tuo volto perché possa capire la tua tenerezza e insegnami a perdonare ai fratelli per sentirci insieme abbracciati dallo stesso amore.

“Rimetti a noi i nostri debiti” per la tua ineffabile misericordia, per la passione del Figlio tuo e per l’intercessione e i meriti della beata Vergine Maria e di tutti i tuoi santi. “Come noi li rimettiamo ai nostri debitori”: e quello che noi non sappiamo pienamente perdonare, Tu, Signore, fa’ che pienamente perdoniamo, sì che, per amor tuo si cerchi di giovare a tutti in Te. Amen.

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Domenica 13 settembre - 24ª domenica del Tempo Ordinario - Anno A
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