Commento al Vangelo
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Il giorno del Signore

Domenica 14 giugno - Corpus Domini - Anno A

Non ci può essere Comunione con Cristo senza comunione con i fratelli

Dt 8,2-3.14b-16a; Salmo 147; 1Cor 10,16-17; Gv 6,51-58

Con la solennità del Corpus Domini che oggi celebriamo (in Diocesi giovedì 11 giugno il vescovo Douglas presiede la Messa solenne in piazza della Libertà, a Cesena), la Parola di Dio ci pone davanti al cuore e alla mente tutta l’opera di salvezza realizzata da Gesù per noi.

Ogni volta che celebriamo l’Eucarestia veniamo a contatto vivo con Cristo che s’incarna (“Io sono il pane vivo disceso dal cielo”) e nella sua vita di uomo-Dio ci mostra tutto il suo abbassamento (Kénosis) perché noi venissimo, con la grazia divina, innalzati a diventare figli di Dio per la nostra eterna salvezza.

Il Signore, attraverso l’Eucarestia, ci offre il suo abbassamento a tre livelli:

1) il Verbo di Dio si è fatto uomo, si è abbassato alla nostra condizione perché noi potessimo incontrarlo, capirlo e sentirlo come nostro amico e fratello.

2) Il dono di se stesso al Padre per noi con la Passione e la Morte in Croce è il livello di abbassamento perché, per redimerci, si è annientato con la morte perché noi avessimo la vita.

3) Il livello di abbassamento di Cristo è la sua presenza viva nei segni umili del pane e del vino consacrati.

Con questi segni Gesù si consegna a noi perché possiamo nutrirci di Lui per lo sviluppo della nostra fede e della nostra vita cristiana. È l’oscurità del Tabernacolo che, per chi crede in Lui e lo ama, diventa luce intensissima che tutto avvolge e illlumina.

Di fronte ai Giudei che si mettono a discutere le parole di Gesù e rimangono fermi alla sola ragione umana, Gesù non spiega, ma semplicemente afferma. Egli davanti alla sua Parola e ai suoi gesti chiede la fede, il solo atteggiamento che c’induce a cambiare vita, a seguirlo. La sua origine è celeste e infinitamente più grande della manna, che nutriva soltanto il corpo.

Una volta accolto Gesù nella sua presenza eucaristica, la nostra vita viene trasformata ed elevata alla dignità di figli di Dio e nutriti di Lui capiremo e vivremo in pieno il nostro rapporto di vita con Lui. L’Eucarestia partecipata e vissuta bene è comunione con la vita stessa di Dio e c’introduce nella sua profondità e ricchezza.

Ma la partecipazione all’Eucarestia ha anche una dimensione orizzontale, cioè unisce e lega tutti i credenti in comunione con Cristo, ma anche in comunione tra di loro. Così San Paolo (seconda Lettura): «Vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo: tutti infatti partecipiamo all’unico pane».

Non ci può essere Comunione al Corpo e Sangue di Cristo senza comunione con i fratelli. Gesù ha istituito l’Eucarestia durante una cena e l’ha istituita sotto forma di Cena. Ora il pasto, la cena, è uno dei segni più naturali della fraternità che unisce fra loro quelli che partecipano alla stessa mensa.

L’Eucarestia fa la Chiesa, fa la comunità cristiana. Per cui ogni atteggiamento individualista e ogni divisione sono una profonda lacerazione dell’Eucarestia e della Comunità in se stessa.

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