Commento al Vangelo
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Il giorno del Signore

Domenica 14 marzo - 4ª domenica di Quaresima - Anno B

Credere significa accettare di essere amati dal Signore

2Cr 36,14-16.19-23; Salmo 136; Ef 2,4-10; Gv 3,14-21

Verso l’anno 587 (a.C.), tutti i capi del popolo si ostinarono sul cammino del male e nella ribellione a Babilonia. Il Signore aveva inviato molte volte i suoi profeti ammonendoli, “ma essi si beffarono dei messaggeri di Dio”. Allora il re uccise o fece schiavi molti abitanti di Gerusalemme, portò via i tesori del tempio e lo incendiò. Poi arrivò Ciro, figura del “messia”, re di Persia, il quale permise ai giudei di ritornare a ricostruire Gerusalemme.

San Paolo poco prima aveva detto: “Voi eravate morti per le vostre colpe e i vostri peccati” (2,1). Prima del battesimo, eravate tutti figli di un mondo malvagio e ribelli a Dio: sia ebrei che gentili. Ma c’è un’uscita, infatti il Signore è “ricco di misericordia” ( 1,7). “Per grazia siete salvati”. Da morti che eravamo, il Padre ci ha “convivificati” con Cristo, ci ha “conrisuscitati” e fatti “consedere” nei cieli in Cristo Gesù.

Il cristiano vive, cioè, già unito a Cristo Risorto. Da quando? Dal battesimo (Col 2,11-13): questo fu il momento decisivo che segnò la svolta epocale nella vita di tutti noi. La resurrezione è già incominciata. Le conseguenze vengono illustrate nel versetto 7: “Per mostrare nei secoli futuri la straordinaria ricchezza della sua grazia… in Cristo Gesù”. Infatti è in Cristo che ci viene rivelata “la bontà” di Dio. Neemia aveva detto: “la gioia del Signore è la nostra forza” (8,10); invece la nostra vita è tutto un lamento.

Parlando con Nicodemo, Gesù afferma di essere il Rivelatore che viene dall’alto; in quanto uomo celeste salirà dove stava prima, diventando unica via di salvezza per tutti coloro che crederanno in lui. Infatti dirà: “E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me” (Gv 12,32). Ora afferma: “Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo” (3,14).

“Bisogna”: nel disegno del Padre, la comunicazione della vita ai credenti era già stata prevista. Dalla “elevazione” di Gesù, crocifisso e glorificato, scaturisce la salvezza per tutti; la sua “esaltazione” inizia dalla croce. Ma perché Dio lasciò il suo cielo per condividere le tribolazioni della vita umana? Il motivo è uno solo: “Dio ha tanto amato il mondo”. Dio ci “ha dato” la persona più preziosa e più amata: suo Figlio. La condanna esiste, ma noi possiamo sceglierla o rifiutarla.

Che fare? Credere. Certo credere significa molte cose: cercare il Signore, accettare di essere amati da lui, soffrire con gli altri, perseverare. Decidiamoci. Gli uomini che non accettano Cristo - l’inviato del Padre - non sono “da Dio”. Il loro odio nei confronti della luce ha radici profonde. Basta vedere le loro opere: essi “fanno il male”, ma poi la luce di Cristo smaschera le loro opere. Esistono anche coloro che fanno il bene e “fanno la verità” in modo eroico. Diciamo con il Salmo 26 ( 25): “Grandi cose ha fatto il Signore per noi: eravamo pieni di gioia”.

E noi, siamo contenti? Sappiamo accogliere “i lontani” che si avvicinano a Cristo? Ci preoccupiamo per la felicità degli altri? In questo tempo di Covid, gli esempi di fede e di carità eroica non mancano.

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