Commento al Vangelo
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Il giorno del Signore

Domenica 15 maggio - 5ª domenica del Tempo Pasquale - Anno C

COME PIANTE ABBIAMO BISOGNO DI LUCE E DI TENEBRE

At 14,21-27; Sal 144; Ap 21,1-5; Gv 13,31-33.34-35

Giuda, spinto da Satana, è appena uscito, e la Passione è appena incominciata. Come mai siamo arrivati a questo punto? Basta un mezzo sì detto al Tentatore, acconsentire a un pensierino infiltrato nell’anticamera del nostro cervello, ed ecco ti trovi piombato in un vortice, portato via da una forza maligna.

Giuda esce dal Cenacolo dopo aver fatto una brutta Pasqua, anzi una Pasqua alla rovescia: passando dalla luce alle tenebre, dalla liberazione del discepolato alla schiavitù dei suoi desideri e del suo amor proprio. Giuda è rimasto tradito dal proprio “io” che non sopportava il fallimento e quelle parole di Gesù: “Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso”. Come è possibile? Noi invece vogliamo sentirci realizzati, raggiungere una certa posizione e diventare un uomo o una donna di successo: non vedi come ti girano alla larga e ti salutano educatamente?

Giuda entra nella “notte” fonda (Gv 13,30) e Gesù si incammina – finalmente – nella “gloria” del Padre (v. 31). Anche lui è caduto in un vortice infinitamente più profondo, un vortice di... amore, attratto dal Padre e sospinto dallo Spirito. Questo Gesù di Nazaret ha capito che tutto nella vita – anche quando fai l’operaio, l’artigiano, il fabbro, il pentolaio - ami il tuo Dio, riconosci i suoi doni e ami il tuo prossimo e lo aiuti. Sei allora in comunione con il Signore e non ti accorgi che passi da un vortice all’altro e ti sembra troppo poco quello che fai per gli altri. Gesù ha fatto sempre tutto per la gloria del Padre, per il suo onore: affinché il Padre sia conosciuto e sia amato (Gv 13,32). Questo Gesù – figlio di Dio e figlio di Maria – non sospetta ancora ciò che il Dio-amore gli riserverà: saranno immersi tutti e tre nella stessa gloria. Presto, fra poco arriverà la Croce.

Per quel poco che è stato quaggiù (13,33), ha capito che di amore sulla terra ce n’era veramente poco. Come, proprio lì in Gerusalemme, il covo della religiosità? Se non la vivi come un bambino, la religione può essere anche un inciampo.

In questa Pasqua che abbiamo vissuto pochi giorni fa – e che ancora illumina il nostro cammino – qualcosina abbiamo capito, una scintilla forse. Gesù viene glorificato dal Padre e, prima di lasciarci, raccomandandosi dice: “Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri” (v. 34-35). “Non esageriamo” verrebbe voglia di dire. Segui Gesù e buttati in questo vortice, qualcosa capirai. Come piantine tenere abbiamo bisogno di luce, ma anche dell’ombra... della Croce. “Senti, non avrai mica fatto la Pasqua di Giuda?”.

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Domenica 15 maggio - 5ª domenica del Tempo Pasquale - Anno C
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