Commento al Vangelo
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Il giorno del Signore

Domenica 16 maggio - Ascensione del Signore - Anno B

Una festa che ci insegna a essere operai innamorati

At 1,1-11; Salmo 46; Ef 4,1-13; Mc 16,15-20

Alla Chiesa degli Undici - dopo che uno vi aveva lasciato le penne - Gesù dirige un bel rimprovero per la “loro incredulità e durezza di cuore”.

Il Risorto appare loro personalmente, per consegnare un mandato ben preciso e urgente: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo».

Sì, il Vangelo deve essere annunciato in tutto il mondo. La missione rimane, per la Chiesa, essenziale e urgente. Preghiamo poco, e poi sorella morte ci porta via anche i migliori missionari.

In questo senso possiamo interpretare anche le parole degli angeli negli Atti: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo?» (1,11). Infatti tutti hanno il diritto di godere della consolazione del Vangelo: non solo di salvarsi per sbaglio, ma di conoscere in pienezza quel mondo nel quale i santi hanno creduto e per il quale hanno vissuto con intensità. Si tratta di uno stile di vita nuovo che infonde gioia, speranza e desiderio di lottare: una speranza con i piedi per terra, ma con le braccia che toccano il cielo.

«Questi sono i segni che accompagnano quelli che credono». Cioè i nuovi credenti si renderanno conto di non aver ascoltato dei ciarlatani, delle filosofie trite e ritrite o delle adulazioni sataniche, ma qualcosa di nuovo.

Chi ha il Vangelo nel sangue vive nel mondo senza rimanerne intossicato e assomigliandosi ogni giorno di più al Maestro che passò “beneficando e risanando tutti” (At 10,38).

Ma camminare nella storia logora, e quando non siamo più in ascolto delle Sacre Scritture cadiamo nelle facili dicotomie - a seconda della convenienza - e vorremmo separare la Chiesa della terra da quella del cielo.

Riduciamo la Chiesa a una pia associazione benefica che si sforza di star vicino ai poveri: guai se non lo facessimo. Il Signore benedica chi si sporca le mani e lavora in silenzio.

Ma perché dobbiamo dimenticare la Chiesa del cielo? Ci crediamo nella “comunione dei santi”? Da essa riceviamo tante ammonizioni, ma anche tanta forza e gioia per il nostro lavoro quotidiano.

Non dimentichiamo che la prima predica al mondo la facciamo nell’unità. Infatti la seconda lettura insiste sulle seguenti espressioni: «Un solo corpo e un solo spirito... un solo Signore, una sola fede». Guai a noi se dimentichiamo di “guardare il cielo”, saremmo sopraffatti dalle delusioni, dalla noia, dalla pigrizia.

La festa di oggi ci insegna a essere degli operai … ma degli operai innamorati.

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