Il giorno del Signore
Domenica 17 gennaio - Sant’Antonio abate - Anno B
Stare con il Signore per scoprire la propria vocazione
1Sam 3,3-10.19; Salmo 39; 1Cor 6,13-15.17-20; Gv 1,35-42
In questa breve parentesi del Tempo ordinario, che ci separa dalla Quaresima, siamo invitati ad accogliere Gesù nel Vangelo e a seguirlo negli inviti che ci rivolge con la sua Parola e i suoi gesti. Così, diventando suoi discepoli, Egli ci accompagna nel cammino di salvezza. Ecco il contenuto della Parola di Dio di oggi: Dio ci chiama e noi dobbiamo rispondere alla sua chiamata per realizzare al meglio la nostra vita.
La vita di ogni uomo è una vocazione che viene da Dio. Non siamo al mondo per caso, senza saperne il perché. La vita in se stessa è la nostra prima vocazione da parte di Dio per realizzare, sempre con il suo aiuto, il nostro bene e quello delle persone che, in modi diversi, Dio ci mette accanto nel corso della nostra esistenza.
Le due vocazioni che ci vengono presentate nelle Letture della Parola (nella prima Lettura la vocazione di Samuele, nel brano evangelico la vocazione dei primi discepoli) c’interpellano e gettano una luce sulla nostra vita per scoprire che essa sarà vera e buona se noi la sentiamo e la viviamo come una gioiosa chiamata da parte del Signore.
In breve la storia di Samuele… Al momento in cui Dio lo chiama, Samuele ha 12 anni. Non si rende conto ancora delle piccole vicende della sua vita e poi di quella voce misteriosa che lo chiama. Dio non si mostra, ma chiama. Il sacerdote Eli capisce e lo indirizza alla chiamata da parte di Dio. “Parla, Signore, che il tuo servo ti ascolta”. “Il Signore fu con lui, né lasciò andare a vuoto una sola delle sue Parole”.
Due atteggiamenti positivi di Samuele di fronte alla chiamata di Dio: 1) la disponibilità ad ascoltare il Signore; 2) l’accoglienza e la fedeltà alla Parola di Dio. Samuele diventerà un grande profeta in Israele.
Anche oggi, come sempre nella storia, Dio parla al cuore di molti ragazzi. Tocca agli educatori (genitori, sacerdoti, insegnanti, animatori…) aprire i cuori giovanili al dialogo con Dio; quante vocazioni sacerdotali e religiose avremmo, senza la tragica penuria di oggi. Ci siamo mai chiesti le cause di questa situazione drammatica? Sono tante: l’abbandono della fede, il compromesso con il mondo in mano a Satana, le molte famiglie diventate pagane nel modo di pensare e di vivere. La conversione che ci chiede il Signore è la reazione a questo mondo immerso nel male e a ritrovare la gioia e la vita nella fede che ci apre ai doni di Dio.
Il brano del Vangelo lo conosciamo bene: Giovanni Battista vede in Gesù “l’Agnello di Dio”, cioè l’unico Salvatore dell’uomo. Invita due suoi discepoli (Andrea e Giovanni) a seguire lui ed è ciò che fanno. Gesù stesso si mette in dialogo con loro, in modo molto semplice, e “quel giorno rimasero con Lui”. Questo incontro con Cristo, questo stare insieme con Lui, ha cambiato la loro vita e li ha fatti diventare discepoliapostoli del Signore, scoprendo così la vocazione ricevuta, realizzando in pienezza la loro vita.
Come Gesù ha detto sì al Padre (Salmo 39: “Ecco, Signore, io vengo per fare la tua volontà”) così dobbiamo fare noi, ogni giorno, non in una vita convulsa e timorosa ora del virus, ma nella calma, nel silenzio e nella preghiera: questo significa restare con il Signore nell’ascolto amorevole di Lui e la nostra vita si riempirà di verità, di forza e di gioia per vivere il compito che Lui ci ha dato.
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