Commento al Vangelo
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Il giorno del Signore

Domenica 18 aprile - 3ª domenica Tempo Pasqua - Anno B

Parola che illumina e amore che salva

At 3,13-15.17-19; Salmo 4; 1Gv 2,1-5; Lc 24,35-48

Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi». Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi, sono proprio io. Toccatemi e guardatemi; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo questo mostrò loro le mani e i piedi.

“Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma ...”. Così dice il Vangelo di questa terza domenica di Pasqua. Se non si vuole essere dei disillusi, ma realisti, penso che una certa fatica, legata al credere, accompagna anche oggi, la vita di tanti nostri fedeli. Basti dire quanto pochi sono coloro che credono realmente alla vita eterna.

Ci si trova in compagnia con gli apostoli, i quali nei giorni della Passione, tutti, ad eccezione dell’apostolo Giovanni lo abbandonarono, e anche nelle apparizioni che seguirono la Sua resurrezione incontriamo persone fragili e titubanti “… per la gioia non credevano ancora …”.

Eppure il Dio di Gesù Cristo non si arrende: - l’abbandonato si fa compagno di viaggio; - il tradito restituisce la fiducia; - il respinto si fa accoglienza; - il non riconosciuto si fa confidenza.

Eppure durante l’ultima cena aveva loro confidato “… dopo che sarò risorto vi precederò in Galilea …” ma nessuno di loro aveva prestato attenzione a questo “detto” di Gesù. Lui nuovamente li precede e dopo avere mostrato loro le mani ferite, espressione grande del Suo amore, nuovamente li coinvolge dentro una nuova storia di amore. È l’amore che diventa oggetto degno di fede.

Un fantasma può forse amare?

Al termine di questa Sua rivelazione, come aveva già fatto con i due discepoli di Emmaus, il Risorto introduce i suoi apostoli all’intelligenza delle scritture. Come allora così anche oggi Lui ci raggiunge attraverso la sua Parola.

Ecco allora che il dinamismo della fede passa attraverso la dimensione dell’ascolto e l’obbedienza alla Parola di Dio. Qui veniamo salvati. Una Parola accolta e fatta nostra, senza pregiudizi, ci permette di vivere la stessa esperienza degli undici, divenendo pure noi segni di grazia per altri fratelli. Seguendo questa Parola impariamo a leggere nella giusta luce gli eventi dolorosi della Passione, che continuano ancora oggi nella vita di tanti fratelli.

Questo non significa che il nostro Dio si serva di eventi tragici per dischiudere nuovi orizzonti di senso, ma che, anche qual’ora dovessimo vivere simili momenti, e la pandemia ne è una prova, nulla è lasciato al caso: la storia è ancora saldamente nella mani di Dio.

Solo l’amore è degno di fede.

Di questo noi siamo testimoni.

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