Commento al Vangelo
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IL GIORNO DEL SIGNORE

Domenica 18 settembre - 25ª domenica Tempo Ordinario - Anno C

SCALTRI E NON ADDORMENTATI RICCHEZZE E IDOLATRIA

Am 8,4-7; Salmo 112; 1Tm 2,1-8; Lc 16,1-13

Lo so che non leggete la Bibbia, ma almeno i Vangeli… Neppure quelli avete mai letto, studiato e pregato. Invece la parabola dell’amministratore infedele la ricordiamo quasi tutti, non perché sia semplice, ma esattamente per l’imbarazzo e il disagio che suscita.

Cerchiamo di capire cosa voleva dire Gesù. Com’è possibile lodare un amministratore disonesto? Prima bisogna decidersi chi sia “il signore” del versetto 8: probabilmente non si tratta del “padrone”, ma di Gesù.

Infatti è impossibile che il padrone derubato possa lodare il servo che l’ha ingannato. L’“amministratore” può essere uno schiavo, però qui si tratta di un uomo libero.

Non si dice che fosse credente o praticante della Legge; egli teneva i conti e badava agli affari del proprietario, ma purtroppo, così narra la parabola, venne accusato davanti al suo padrone di sperperare i beni che erano sotto la sua responsabilità. In realtà, non si dice se l’accusa fosse vera o no. Tuttavia all’improvviso quell’amministratore si trovò sul lastrico ed era ormai difficile presentarsi a un altro padrone con simile accusa sulla testa. Era nei guai fino al collo e per di più doveva prendere una decisione in breve tempo.

Cosa fece? In un soliloquio, l’amministratore passa in rassegna vari possibili lavori: dal più difficile, zappare, al meno faticoso, mendicare. Nessuno era di sua simpatia. Un lampo: «So io cosa farò». Il tempo corre in fretta, la decisione è già presa affinché quando sarà licenziato – dice - «ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua». Infatti certi debitori del suo padrone potrebbero diventare suoi debitori, basta truccare i debiti che essi hanno con il padrone. Anzi, per non generare sospetti, saranno loro stessi a cambiare le cifre. Tutto deciso, tutto risolto.

E Gesù cosa loda? Non loda quell’uomo per aver contraffatto le cambiali e neppure loda il suo modo disonesto di agire. Cristo approva la “scaltrezza”, la “furbizia”, la “rapidità” con cui quell’uomo di mondo decide, ed esce, in poco tempo, da una situazione che metteva in grave pericolo la sua vita. 

Il Signore racconta questa parabola perché sia di insegnamento ai figli della luce che molte volte non sono “scaltri”, ma sono “addormentati”. Segue tutta una serie di “sentenze” di Gesù sul tema dei soldi: le ricchezze possono diventare un vero idolo. Questo tema, in realtà, l’affrontiamo poche volte nei nostri esami di coscienza, nei riti penitenziali o nelle confessioni. «Senti Pedrito, perché non sei andato a scuola?». «Non avevo niente in casa per fare colazione».

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Domenica 18 settembre - 25ª domenica Tempo Ordinario - Anno C
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