Commento al Vangelo
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Il giorno del Signore

Domenica 19 settembre - 25ª domenica Tempo Ordinario - Anno B

«SE NON DIVENTERETE...» ACCOGLIERE SIGNIFICA SERVIRE

Sap 2,12.17-20; Sal 53; Gc 3,16 - 4,3; Mc 9,30-37

Eravamo rimasti al «Ma voi, chi dite che io sia?» cui segue la risposta di Pietro: «Tu sei il Cristo».

Tuttavia gli apostoli non avevano ancora capito niente.

Sfondo di questo testo: Gesù e i suoi discepoli, dalla Decapoli, le dieci città a est del Giordano, “esce” e ritorna alla base: Cafàrnao. Ci troviamo di fronte al secondo insegnamento sul mistero pasquale: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno…» (v. 31). Il verbo “consegnare-si”/paradídomi si riferisce a Dio che attua il suo piano di salvezza, a Gesù Cristo che liberamente si consegna al Padre e agli uomini, all’Eucaristia e al tradimento di Giuda. Anche i Santi – per un periodo saranno consegnati nelle mani di un re empio, ma Dio stesso, che ha l’ultima parola, interverrà, farà giustizia e inaugurerà un regno eterno (Dn 7,25-27).

“Lo uccideranno”: l’essere umano ha ricevuto dal Creatore il compito di difendere la vita, ma molti sono promotori di progetti che portano alla morte. Numerose sono le associazioni… a delinquere. Il Cristo, invece, è promotore di un progetto di vita, che passa attraverso la morte, la donazione totale di se stessi. Purtroppo dei discepoli – i più intimi - si dice: «Essi non capivano queste parole» (v. 32). Gesù, in casa di Pietro e Andrea li interroga riguardo a ciò che discutevano durante il cammino (v. 33).

Mentre Cristo rivela loro i segreti più delicati del suo destino, i discepoli, distratti e imbambolati, parlano di tutt’altro. Egli perciò risponde loro: «Se uno vuol essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti» (v. 35). L’ultimo fra tutti diventa il modello che i discepoli debbono imitare per capire veramente che significa “essere i primi”.

Il paradosso viene illustrato dall’abbraccio di Gesù a un bambino. Nella società di quel tempo, i bambini valevano zero, eppure egli non li scaccia e afferma: «Se non diventerete come bambini». Occorre accogliere il regno di Dio come lo accoglie un bambino (Mc 10,15) cioè con totale dipendenza e obbedienza. Simili a loro sono anche “i piccoli” di Matteo (18,6), cioè i membri più semplici e più umili della comunità.

Accogliere significa servire. Nei giorni scorsi, su tutti i giornali è apparsa la foto di Tommaso Claudi, console ad interim a Kabul. La sua figura è diventata una sorta di simbolo dell’Italia che aiuta. Nella foto si vede lui mentre prende in braccio, dalla folla, un bambino in lacrime e lo trae in salvo al di là del muro. Quel bimbo è poi stato consegnato ai familiari, lui con loro sani e salvi.

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