Commento al Vangelo
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Il giorno del Signore

Domenica 21 febbraio - 1ª domenica di Quaresima - Anno B

Con la pandemia, meno parole e meno riunioni. Più preghiera e più silenzio

Gen 9,8-15; Salmo 24; 1Pt 3,18-22; Mc 1,12-15

Dopo il diluvio, sull’umanità risplende l’arcobaleno, segno dell’alleanza di Dio con Noè, racconta il brano della prima lettura tratto dalla Genesi. L’arco di guerra, simbolo di vendetta, diventa allora simbolo di grazia: Dio si impegna a rispettare per sempre ogni forma di vita.

La seconda lettura ( 1Pt 3,18- 22) ha problemi di traduzione e, quindi, di comprensione. Cristo, reso vivo nello spirito, andò a portare l’annuncio anche alle anime prigioniere, che un tempo avevano rifiutato di credere (3,19-20). Cristo scende nel luogo dei morti per portare “il Vangelo” a coloro che al tempo di Noè non avevano obbedito alla voce di Dio. È sbagliato pensare che Cristo con questo viaggio volesse offrire un perdono in extremis, dopo la loro morte. L’annuncio del Vangelo è come una medaglia a due facce: per chi l’accoglie è salvezza, ma per chi lo rifiuta è condanna.

Le “otto” persone, 7+1, una cifra pasquale, simbolo delle nuove comunità cristiane, sono protette dall’arca che naviga attraverso l’acqua del diluvio. Otto persone furono salvate dall’arca, “questa” - un neutro (in greco) - concorda con “arca” (in greco un neutro). Essa “è figura del battesimo, che ora salva voi”. L’arca era “il tipo”, cioè l’immagine prefigurante che si compie nell’antitipo, nella realtà: il battesimo che ci salva. Esso è “invocazione” di salvezza, ma si può tradurre anche con impegno di buona coscienza nei confronti di Dio (v. 21).

Il battezzato si impegna con Dio a conservare il dono di una buona coscienza. Il brano dal Vangelo di Marco sembra facile. E subito lo Spirito lo spinse nel deserto… Ormai Gesù è sotto la guida dello Spirito, che lo sospinge a oriente del Giordano, in un paesaggio selvaggio, da far paura: un posto da diavoli. E nel deserto rimase quaranta giorni: l’esperienza del deserto fa parte della storia del popolo di Dio e rimane un momento significativo nella vita di Mosè e di Elia. Il profeta Osea ne parla come del tempo dell’innamoramento con Dio (2,16). Tentato da Satana, per quaranta giorni, Cristo fin dagli inizi entra in conflitto con il Principe del male: l’omicida, il menzognero ( Gv 8, 44- 45) e l’accusatore per antonomasia ( Ap 12, 10).

Gesù ne esce vittorioso anche per tutti noi. Egli è il nuovo Adamo. Il primo uomo si lasciò inretire dall’astuzia del serpente, come anche noi oggi.

Il deserto è molto importante per la nostra vita spirituale. Dopo questa pandemia, la Diocesi con il documento “Chiamati a valutare questo tempo” consiglia alle nostre comunità meno parole, meno riunioni, ma più preghiera, più silenzio. E… gli angeli lo servivano. Superata la prova, arriva la pace. Un nuovo Eden, una nuova era è incominciata. La vittoria di Cristo viene proiettata in un futuro già iniziato. Poi Gesù andò nella Galilea, proclamando il Vangelo di Dio… il regno di Dio è vicino. Il suo Regno in arrivo ci chiede un cambiamento di tutto il nostro essere. Sì al silenzio, sì al “deserto”, ma sì anche all’annuncio del Vangelo.

Buono e retto è il Signore, indica ai peccatori la via giusta.

Dacci forza, Signore, e santa Quaresima a tutti.

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