Commento al Vangelo
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Il giorno del Signore

Domenica 22 maggio - Santa Rita da Cascia - Anno C

AMARE SUL SERIO SIGNIFICA NON CHIACCHIERE, MA FATTI

At 15,1-2.22-29; Sal 66; Ap 21,10-14.22-23; Gv 14,23-29

Cristo Risorto e Buon Pastore continua la sua presenza nella Chiesa.

Nell’ambito della pastorale vocazionale, la Diocesi di Carùpano, in Venezuela, dove vivo insieme a don Giorgio Bissoni (attualmente a casa in Italia) come sacerdoti fidei donum, sta facendo molti ritiri per giovani.

Pochi giorni fa mi chiedono: «Venga ad aiutare nelle confessioni, perché le ragazze sono ottanta». Io, un po’ scettico, vado, confesso e poi chiedo: «Quante sono?». «Padre, sono ottantuno».

Veniamo al nostro capitolo 14 di Giovanni che fa parte dei “discorsi d’addio”. Gli avvenimenti precipitano e al sentire che Gesù vuol partire, i suoi discepoli fanno un sacco di domande: Tommaso al versetto 5, poi Filippo e Giuda Taddeo.

Subito dopo viene il nostro testo. Come dividere questo brano? Non è facile, perché le proposte sono diverse, ma tutti coincidono nel mettere una breve pausa dopo il versetto 24. Giuda aveva chiesto perché Gesù non poteva manifestarsi al mondo. Il Maestro risponde: «Se uno mi ama osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui». Ne deduciamo che al mondo non interessa un bel niente osservare la parola di Cristo.

Amare sul serio non significa fare delle chiacchiere, ma fatti, obbedienza, sacrificio, donazione e silenzio. E allora sì, Dio è dentro di te. «Badate bene – sembra dire Cristo – la mia parola non appartiene a un rivoluzionario mezzo matto – come qualcheduno pensa - ma è la parola di Dio, in persona» (v. 24).

Arriviamo alla seconda promessa: «Il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto» (v. 26). Infine esaminiamo i vv. 27-29. «Vi lascio la pace, vi do la mia pace» (v. 27). La pace vera è possibile solo attraverso Cristo e una trasformazione profonda di tutto il nostro essere. La pace esterna è la conseguenza della pace che deve esistere – prima di tutto - nel più profondo del nostro “io”.

Quando per pace intendiamo qualcosa di meramente umano vuol dire che non la cerchiamo fino in fondo, e allora ci mettiamo tanti “però”. Poi, se guardiamo anche al passato, troviamo tante scuse per fare solo ciò che ci torna conto.

Siamo al versetto 28: «Vado e tornerò da voi». Come? Gesù torna subito perché presente per mezzo dello Spirito Santo - che attua specialmente nei sacramenti - e tornerà come Signore e Giudice alla fine del mondo, senza dimenticare quella piccola anticipazione quando sparirò dalla faccia della terra.

È possibile un paradiso anticipato? Ricordate la risposta di Gesù a Giuda? «Se uno mi ama, osserverà la mia parola...». Regina della pace, prega per noi.

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