Commento al Vangelo
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Il giorno del Signore

Domenica 25 settembre - 26ª domenica Tempo Ordinario - Anno C

IL RICCO E LAZZARO: LA MORTE CAPOVOLGE LE SORTI

Am 6,1.4-7; Salmo 145; 1Tm 6,11-16; Lc 16,19-31

Occorre chiamare questa parabola “Il ricco e Lazzaro”, analizzandone i particolari e le sorprese. Dei due personaggi non si dice che il primo fosse l’icona della malvagità e che il secondo quella della bontà. La società era divisa in abbienti e indigenti. Il ricco veste come un re: sotto, lino finissimo e sopra, la veste purpurea. Diremmo oggi “capi firmati”: se avete bisogno di firme. Il ricco risiede in un palazzo circondato da un muro: per tenere a distanza i pezzenti e per non vedere la tanta povertà che c’è in questo mondo. Il ricco non ha nemmeno un nome; il povero si chiama Lazzaro. Questi, essendo ammalato e molto debole, tutti i giorni veniva portato dagli amici là, al “cancello” del ricco, disteso, affinché si nutrisse dei pezzetti di pane che i ricchi buttavano via.

Inoltre i cani randagi, aspettando che morisse, leccavano la carne fresca, le piaghe, ritardandone la rimarginazione. Ma dopo la morte, le sorti dei due si capovolsero: come dice la Vergine in Luca 1,52. Lazzaro muore e gli angeli lo portano in cielo (cf. Enoc, Elia), nel seno di Abramo: luogo di riposo e di beatitudine. E il ricco? Anche lui muore ed è semplicemente “sepolto”.

Dove sta adesso? Nell’Ade, luogo dei morti in attesa del giudizio finale (Ap 20,13-14), però qui sembra un luogo di pena, una dimora eterna: in mezzo a “tormenti” e “fiamma” (v. 24). Il ricco, molto cortesemente, guardando in alto e ricordando i suoi privilegi di figlio di Abramo, gli chiede tre cose. Prima richiesta: «E gridò, abbi pietà di me e manda Lazzaro… a bagnarmi la lingua, perché soffro…».

Risposta: «Ricordati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni e Lazzaro i suoi mali… lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti» (v. 25).

La parabola sembra terminata, e invece continua. Seconda richiesta: «Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho ‘cinque’ fratelli». Risposta: «Hanno Mosè e i Profeti (= AT, la Parola di Dio), ascoltino loro». Terza richiesta: «No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno». Risposta: «Se non ascoltano Mosè e i profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti». Infatti, chi non si converte in virtù degli insegnamenti delle Sacre Scritture, non lo farà nemmeno di fronte a un messaggero che proviene dal regno dei morti. Meglio lasciar stare i morti e pregare per loro. I sei fratelli hanno avuto un’amnesia colpevole: si sono dimenticati del “settimo” fratello sdraiato davanti al cancello.

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