Commento al Vangelo
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Il giorno del Signore

Domenica 28 febbraio - 2ª domenica di Quaresima - Anno B

Gesù Cristo è il nostro avvocato difensore

Gen 22,1-2.9.10-13.15-18; Salmo 115; Rm 8,31-34; Mc 9,2-10

Dio chiama Abramo e gli chiede di offrigli suo figlio Isacco: tremenda prova. Si tratta di un racconto di alta drammaticità. Abramo ha tanti pensieri per la testa, ma non apre bocca. Isacco era il suo unico figlio, il suo futuro, l’unica possibilità affinché si realizzasse la promessa divina: poter avere una discendenza numerosa come l’arena del mare e le stelle del cielo. Sogni e speranze che in un attimo svaniscono.

Abramo cammina per tre giorni attento a suo figlio, perché non si facesse male. Arrivati sul monte, tutto sembra precipitare, “ma l’olocausto dov’è?”, si chiede. L’angelo del Signore interviene: “Abramo, Abramo… Non stendere la mano contro il ragazzo … Non mi hai rifiutato tuo figlio”. Per la seconda volta disse: “Perché tu hai fatto questo … si diranno benedette nella tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia voce”.

Cos’è l’amore di Dio e di Cristo per Paolo? Un paradosso. L’apostolo incomincia con cinque domande retoriche. “Che diremo dunque dopo queste cose?” (v. 31a). Prima di parlare dell’amore di Cristo (vv. 35-39), afferma che bisogna escludere la condanna (vv. 31-34). Le cinque incalzanti domande sfociano in una professione di fede pasquale.

Seconda domanda: “Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?” (31b). Nel tribunale supremo “Dio è per noi”, cioè, dalla nostra parte; nessuno condannerà i credenti. “Egli, che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi, non ci donerà ogni cosa insieme con lui?” (v. 32). Dio non risparmia suo Figlio, anzi lo consegna per tutti noi. E noi che facciamo? “Chi accuserà gli eletti di Dio? Dio giustifica” (v. 33). In tribunale, per noi che siamo in Cristo, non ci sarà condanna perché Dio è Colui che giustifica, perciò saremo perdonati.

Paolo aveva già detto: “giustificati dunque per la fede, noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo” (Rm 5,1). Adesso dice: “Chi condannerà? Cristo Gesù è morto, anzi è risorto, sta alla destra di Dio e intercede per noi!” (v. 34). Nel tribunale di Dio, gli unici giudici che dovrebbero esserci - Dio e Gesù Cristo - non ci sono, perché sono dalla nostra parte. Eccoci, siamo di fronte al volto di Cristo, ma non lo temiamo perché non è nostro giudice, ma il nostro avvocato difensore. Con la trasfigurazione, Gesù vuole incoraggiare i discepoli - Pietro, Giacomo e Giovanni - a superare lo scandalo della croce.

Qualcosa di misterioso sta per succedere: Gesù “fu trasfigurato davanti a loro” e la luce divina si riflesse su tutto il corpo, perfino “nelle sue vesti … bianchissime”. Anche Mosè ed Elia sono lì, per dirci che tutto l’Antico testamento sfocia in Cristo. Poi il Padre, presente nella nube, fa udire la sua “ voce”: “ Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!”.

Gesù va ascoltato. Abbiamo mai fatto simile esperienza? Sì, la trasfigurazione l’abbiamo vissuta nel battesimo. Solo Dio sa cosa è rimasto dei tanti corsi di preparazione al battesimo. Una volta, dopo aver letto alcuni brani sul battesimo, una coppia, commossa, disse: “Nessuno prima ci aveva mai detto queste cose”.

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