Commento al Vangelo
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Il giorno del Signore

Domenica 29 agosto - 22ª domenica Tempo Ordinario - Anno B

IPOCRISIA E SUPERFICIALITÀ I NOSTRI ’INCIAMPI’

Dt 4,1-2.6-8; Sal 14; Gc 1,17-18.21-22,27; Mc 7,1-8.14-15.21-23

Dopo il capitolo sesto di san Giovanni, pieno di rivelazioni, ritorniamo a san Marco che non ci ha detto ancora chi sia il Messia, ma che vuole spiegarci le usanze dei giudei.

Mentre Gesù va verso un territorio pagano, ci imbattiamo in un suo dibattito con i farisei e gli scribi: essi sono i principali custodi della tradizione.

Siamo in un processo di transizione: nel primo momento (versetti 1-13) si mette in risalto la “tradizione degli antichi”. In realtà, è proprio questa tradizione che blocca l’apertura al mondo pagano. L’intervento di Cristo non vuole certamente snobbarla: chissà quanto tempo i membri della Sacra Famiglia dedicavano ogni giorno alle pratiche dell’osservanza della purità.

Tuttavia l’intervento di Gesù rinfaccia a questi farisei e scribi ciò che segue: «Trascurando il comandamento di Dio voi osservate la tradizione degli uomini».

L’argomento viene sostenuto da una citazione: «Invano essi mi rendono culto distribuendo insegnamenti precetti di uomini» (Is 29,13). Segue un esempio concreto nei versetti 10-13: il caso del “Korban” vuol dire molto elegantemente che tu puoi sfuggire agli obblighi del quarto comandamento donando al tempio i soldi con i quali dovresti aiutare i tuoi genitori. Attenzione perciò all’uso delle tradizioni: occorre saggezza perché potresti raggirare, screditare e perfino “annullare” la Parola di Dio.

Il secondo argomento riguarda “il comprendere bene” ciò che “esce” dall’interno dell’uomo e ciò che “entra” dall’esterno. Che significa seguire Cristo? Vuol dire entrare in una logica diversa da quella dell’osservanza farisaica. Il punto di partenza dell’autentica osservanza è “il cuore”. “Tutto ciò che entra nell’uomo dall’esterno, non può renderlo impuro” (v. 18). Poi diceva: “Ciò che esce dall’uomo, questo rende impuro l’uomo” (v. 20). Segue un elenco di dodici vizi: sono proprio quelli che ci separano da Dio e dal nostro prossimo. Le norme di purità non vengono eliminate, ma non bisogna mai dimenticare “i sentimenti”, le decisioni che tu prendi nell’intimo di te stesso. Le decisioni sbagliate costituiscono una minaccia continua per le tue relazioni, sia con Dio sia con gli uomini. Nel nostro “viaggio verso la libertà” inciampiamo spesso nell’ipocrisia. Cristo la denuncia in molte pagine del Vangelo. Anzi è proprio lì che si arrabbia. Insieme all’ipocrisia dovremmo aggiungere anche quella “superficialità” con cui ci avviciniamo agli altri, alla loro cultura, alla loro religiosità, alla loro solitudine e al loro essere senza futuro.

Attenzione perciò … al “cuore”.

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