Commento al Vangelo
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Il giorno del Signore

Domenica 29 maggio - Ascensione - Anno C

DOVE SONO L’UOMO NUOVO E LA DONNA NUOVA?

At 1,1-11; Sal 46; Eb 9,24-28; 10,19-23; Lc 24,46-53

“Perché state a guardare il cielo…?” (At 1,11).

“Esulti di santa gioia la tua Chiesa, Signore... perché in Cristo asceso al cielo la nostra umanità è innalzata accanto a te...” (Colletta).

Veniamo al nostro Luca - 24,46-53-, il quale non solo afferma la glorificazione di Gesù, ma ne fa oggetto di un racconto (At 1,9-11). Le apparizioni del Risorto sono finite, ma prima il Signore: “Aprì loro la mente per comprendere le Scritture” (Lc 24,45). Sono esse infatti che illuminano gli interventi di Dio, altrimenti non si capisce niente, neanche se vedessimo “il corpo” del Risorto.

Compredere le Scritture è opera dello Spirito Santo in persona (Gv 14,26): “Lui vi insegnerà ogni cosa”.

L’annuncio essenziale – il kerigma - lo ritroviamo in tutto il Nuovo Testameto. Qui, ai versetti 46-47 si afferma: “Così sta scritto: il Messia patirà, risorgerà dai morti il terzo giorno e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati... ”.

Come si vede, il fatto che la Chiesa sia missionaria non è un orpello, ma fa parte delle cose essenziali. Il versetto 48 si può tradurre: “Incominciando da Gerusalemme”.

Non sono le nazioni ad andare a Gerusalemme, ma saranno i discepoli di Cristo a partire da Gerusalemme “fino ai confini della terra” (At 1,8). Tutto è possibile, quando siamo “rivestiti di potenza dall’alto” (versetto 49).

Oggi Gesù viene esaltato alla destra del Padre, e la Chiesa di quaggiù? Dove sono l’“uomo” nuovo, la “donna” nuova? Di fronte a tanti scandali c’è chi propone un ritorno a un’ascesi austera. Nostalgie?

Vecchi ricordi? Superarla è segno di promozione umana? Forse, ma può anche essere segno di una vita cristiana imborghesita. Si è persa l’austerità penitenziale perché si è perso il senso del peccato. Si dice che è lo Spirito Santo a portare avanti il rinnovamento, ma se noi non collaboriamo... Abbiamo recuperato valori un po’ dimenticati: lavorare insieme, rispettarci, lottare per la giustizia e per la legalità. Ma non basta. Non mi appartengo, Cristo risorto vive in me. Quella disciplina di cui parla Paolo in 1 Cor 9,27 continua a essere valida. Abbiamo delle belle comunità, ma... con tante crepe; e Satana poi non risparmia i suoi graffi neanche al clero e ai religiosi. Occorre una “penitenza” a raggio completo: apparteniamo a Cristo glorioso e aspettiamo la “Nuova Gerusalemme”.

Non sempre le mode culturali locali sono un segno dello Spirito. Anni fa una donna telefonò in curia: «Mi amor...», ma subito il vescovo Manuel tagliò corto: «No soy tu amor, soy el Obispo (vescovo)».

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