Commento al Vangelo
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Il giorno del Signore

Domenica 3 aprile - 5ª domenica di Quaresima - Anno C

LA CONFESSIONE, SACRAMENTO DELLA GIOVINEZZA

Is 43,16-21; Salmo 125; Fil 3,8-14; Gv 8,1-11

Nessuno dubita che il racconto dell’adultera sia un testo ispirato, ma certamente ha avuto una storia travagliata: non si sapeva dove collocarlo. Nei papiri e nei codici antichi non c’è; rimane sconosciuto ai padri greci, molto conosciuto invece ai padri latini, e perciò entrò nella Vetus latina e nella Vulgata. Ci sono coloro che lo mettono dopo Lc 21,38 o alla fine di Giovanni, e coloro che – per pregiudizi maschilistici - lo tolsero lasciando il compito ad altri di rimetterlo. Perché l’avevano tolto? Perché troppo “indulgente con le donne”. E gli uomini? Loro sempre se la squagliano. Cosa dice il racconto? Gli avversari di Gesù gli tendono un’imboscata presentandogli una donna colta in pieno adulterio, e perciò interrogano il Maestro. Forse erano incerti se ucciderla per strangolamento o per lapidazione. Il Vangelo dice che “Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra” (8,6). Cosa ha scritto Gesù? Chiedetelo ai ragazzi della catechesi. Purtroppo siamo i discepoli di un Maestro che... non ha lasciato scritto niente. Cosa scrisse per terra?

Poveretti coloro che hanno pubblicato libri su libri, frutto della loro fantasia. Molto probabilmente, Cristo, un po’ scocciato, avrà fatto quattro scarabocchi per rifiutare le loro disquisizioni legaliste. Gesù si alza e pronunzia una frase che diventerà famosa: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei» (v. 7).

Sei un peccatore? Non cadere nella tentazione di fuggire o di usare umani trucchetti. Mettiti davanti a Cristo così come sei e troverai il perdono. Sì, è necessaria una pietra, ma... per metterla sul tuo passato. La confessione è il sacramento della giovinezza, del futuro e del vero progresso. «Se ne andarono uno per uno». Avendo scoperto – almeno un po’ - che erano peccatori, non avevano più tempo per pensare ai peccati degli altri e tanto meno per condannarli. «Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo» (v. 9). Trovarci a faccia a faccia con il Signore: ecco cosa fare. L’incontro iniziato in modo drammatico ha un lieto fine: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più» (v. 11). Qualcosa di simile aveva detto Gesù al paralitico: «Ecco sei guarito! Non peccare più, perché non ti accada qualcosa di peggio» (Gv 5,14).

Comunque dopo tanti secoli non abbiamo ancora imparato a trattare con le nostre sorelle. Eppure l’esempio di Gesù fu tutt’altro. Scrive Romano Penna in La fede cristiana alle sue origini, riguardo alle donne: «Esse, a quanto pare, seguivano Gesù senza i loro mariti e in più accompagnavano un maschio celibe».

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