Commento al Vangelo
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Il giorno del Signore

Domenica 31 maggio - Pentecoste - Anno A

Con il dono dello Spirito chiamati ad annunciare il Vangelo

At 2,1-11; Salmo 103; 1Cor 12,3-7.12-13; Gv 20,19-23

Quest’anno nella solennità di Pentecoste leggiamo lo stesso brano di Vangelo della Domenica di Pasqua. La Pentecoste conclude il tempo pasquale e la Parola di Dio ci mette davanti alla novità di Cristo. Lui risorto è in una nuova condizione di vita. È sempre Lui, ma non più soggetto ai limiti della natura umana, bensì nello splendore della gloria divina che ha conquistato con la donazione totale di sé. Ora Cristo risorto effonde sui discepoli (la Chiesa) il dono promesso: lo Spirito Santo.

Il dono della pace e della riconciliazione (remissione dei peccati) sono legati fra loro perché hanno origine nello Spirito Santo. Chi sente di essere perdonato da Dio vive nell’esperienza di una vera e intima pace. Nell’incontro con Dio che ci libera sempre dal peccato, purché noi crediamo, facciamo l’esperienza di una pace profonda con Dio, con noi stessi e con gli altri che nessuno e nulla può turbare, chiaramente con l’impegno di non voler più peccare.

C’è un legame stretto tra lo Spirito Santo e la Chiesa. Il giorno di Pentecoste, con la luce e la forza dello Spirito Santo, ha inizio il cammino della Chiesa nel mondo per annunciare agli uomini il perdono dei peccati, la salvezza e la vita vera in Cristo. Con lo Spirito Santo i credenti sono elevati alla dignità di figli di Dio, nella famiglia della Chiesa e chiamati ad annunciare il Vangelo di Gesù: Vangelo della pace, della gioia e della vita che non conosce tramonto perché tutti gli uomini sono incamminati, oltre la morte, verso la vita eterna di Dio perché suoi figli per sempre.

La Pentecoste (Luca, prima Lettura) è la festa dei 50 giorni. Per gli ebrei era una festa agricola (l’inizio della mietitura e l’offerta delle primizie), una festa popolare (una specie di sagra) e una festa religiosa (la celebrazione del dono della Legge data al popolo di Dio per mezzo di Mosè). Ma questa Festa dell’antico testamento era una Festa statica: ferma ai ricordi del passato e incapace di dare alle persone la forza di vivere e di osservare la Legge di Dio, i Comandamenti, perché mancava ancora la grazia di Dio.

La Pentecoste cristiana è una Festa totalmente dinamica perché cambia l’uomo e lo rende capace, col dono dello Spirito Santo, ad accogliere in sé la vita di Dio, che ci rende pieni di fede e di grazia, per realizzare in noi il progetto divino: vivere come suoi figli, con la forza della Parola e la presenza dello Spirito Santo (il vento, le lingue di fuoco e il dono delle lingue) sono veri e presenti anche oggi in tutti quei cristiani che ci lasciano guidare dal soffio dello Spirito, vivono nella sua luce e nel fuoco del suo amore e sanno, nella pienezza dello Spirito, incontrare e unire linguaggi e mentalità diverse nell’unità dell’unico Dio.

San Paolo (seconda Lettura) scrive ai cristiani di Corinto per ricomporre l’unità. I carismi, i vari ministeri e servizi, avevano lo scopo di costruire una Comunità unita e compatta. I doni (carismi) di Dio non sono un merito nostro da usare a piacimento, ma libere manifestazioni dello Spirito per l’unità e il bene comune. Quello che succedeva a Corinto è presente anche nella Chiesa di oggi. Insieme a lodevoli sforzi per l’unità e il bene della Chiesa, ci sono forze centrifughe e disgregatrici che hanno smarrito il senso dell’unità e del servizio per il bene comune, approfondendo il solco delle divisioni e dei contrasti.

Oggi la Chiesa e tutti noi abbiamo bisogno di una nuova Pentecoste. I segni dell’azione dello Spirito non mancano. Sta a noi saperli riconoscere per testimoniare una Chiesa viva, presenza preziosa per questo mondo inquieto e confuso in ricerca di verità e di valori indiscutibili.

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