Commento al Vangelo
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Il giorno del Signore

Domenica 4 giugno - Domenica Santissima Trinità - Anno A

IMPARIAMO A INGINOCCHIARCI DAVANTI AGLI ALTRI

Es 34,4b-6,8-9; cant. Dn 3,52-56; 2Cor 13,11-13; Gv 3,16-18

Vedremo chi è Dio e fino a che punto arriva il suo amore meditando il Vangelo di questa domenica 4 giugno che ci far entrare nel cuore dell’Onnipotente.

In questo capitolo 3, Giovanni ci presenta il dialogo fra Nicodemo e Gesù: macché dialogo, siamo di fronte a uno scontro fra un nobile rappresentante del giudaismo - un fariseo, un “dottore di Israele”, forse un membro del Sinedrio - e il Messia di Nazaret. Un dialogo che, fra tante chiusure e inesplicabili incomprensioni, termina in un puro “monologo” di Cristo.

Poi Giovanni ci annuncia cosa fa Dio per il mondo. Ma che cos’è il mondo? Esso è una realtà ambigua: il luogo dove vive l’uomo, il luogo dove si realizza la redenzione dell’umanità ma, nello stesso tempo, una realtà di peccato sottoposta alla schiavitù del Maligno. Ebbene: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito», da dare quindi tutto quello che aveva, da dare se stesso, perché il Figlio è “irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza” (Eb 1,3).

L’amore non sono chiacchiere, ma fatti: Dio ci ha amati facendo, donandoci suo Figlio, senza dimenticare quella travolgente valanga di amore che è lo Spirito Santo.

Come fare per avere la vita eterna, per metterci anche noi in questa corrente d’amore affinché «Chiunque crede in lui, non vada perduto».

Giovanni lo aveva appena detto nel versetto precedente: «Perché chiunque crede in lui, abbia la vita eterna». Nei versetti seguenti sentiamo tutto il peso di quel verbo, «condannare» come una mannaia che pende sul collo.

Dio ci ama veramente e, all’improvviso, cade su di noi… un verdetto di assoluzione: ciascuno di noi e il mondo si è «salvato per mezzo di lui». Tutto dipende da quello sguardo di fede e di amore con cui guardiamo al Figlio dell’uomo «innalzato» sulla Croce. Dio è amore dirà la Prima lettera di Giovanni: «Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore». E questo Dio ha un volto di Padre, infatti è sempre il Vangelo di Giovanni che ci bombarda e ci parla cento e quindici volte del Padre.

Non credere in Gesù significa sbattere la porta in faccia al Padre e allo Spirito Santo, non voler entrare nel vortice trinitario. Dobbiamo imparare a metterci in ginocchio di fronte all’altro, vero tabernacolo della Trinità.

In questi giorni siamo stati chiamati a stringerci l’un l’altro, in fila, chi con il badile, chi con un secchio, chi con una carriola per recuperare un pezzo di mondo perduto, quel mondo pazzamente amato da Dio.

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