Commento al Vangelo
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Il giorno del Signore

Domenica 5 febbraio - 5ª domenica Tempo Ordinario - Anno A

VOI SIETE IL SALE DELLA TERRA E LA LUCE DEL MONDO

Is 58,7-10; Salmo 111; 1Cor 2,1-5; Mt 5,13-16

«Voi siete il sale della terra…, voi siete la luce del mondo…». In questo modo, diretto e deciso, Gesù si rivolge a noi che abbiamo avuto la fortuna di essere diventati suoi; i suoi discepoli. Lui ci ha fatto diventare sale e luce per tutti gli esseri viventi di questo cosmo. Da soli non ce l’avremmo mai fatta.

Questo simbolismo appare facile, ma non tanto. Il sale era ed è un elemento indispensabile per l’esistenza umana. Condisce gli alimenti, impedisce la fermentazione, ferma l’inevitabile corruzione.

«È pronto da mangiare», siamo soliti dire, ma se lo troviamo insipido sentenziamo: «Questo non si mangia». Perfino nei sacrifici a Dio onnipotente si era soliti abbondare nel sale, con la certezza che così sarebbero piaciuti di più. Il sale è anche segno di sapienza. Vedi gli scritti dei nostri antichi padri. Mangiare insieme pane e sale significa voler essere amici, significa stabilire una vera alleanza, forte e perenne. Infine, nei forni di terra, in Palestina, serviva da agente chimico per far ardere il combustibile – che qui non posso nominare - ma poi il sale non serviva più perché perdeva il sapore (Lc 14,35).

E la luce? Dissipa le tenebre, riscalda, illumina, rallegra i cuori. Tante volte si parla di Dio con la metafora della luce.

Anche il Servo del Signore, dice Isaia, riceve la vocazione per essere luce delle nazioni. Le tenebre simboleggiano il caos, la morte, il male. Noi siamo e dobbiamo essere come «una città che sta sopra un monte». Fare le cose per essere visti dagli altri neanche pensarci: in questo Cristo boccia i farisei.

Tuttavia i discepoli devono dare testimonianza alla vista di tutti: abbiamo ricevuto tanti doni, tanto Spirito Santo, per forza le nostre opere buone e lo stile di vita devono essere visibili: in questo modo tutti daranno gloria al Padre celeste. Anche il sale – fra tanti significati che ha - ci ricorda che un cristiano, nella sua comunità, rappresenta un elemento purificatore e con i suoi carismi dà sapore, riscalda relazioni raffreddate e ravviva la fiamma della carità.

Non sempre i segni sono letti bene. Abbiamo in parrocchia una catechista che ha i suoi anni e che vive ancora in famiglia. Un giorno, un vicino bussa alla porta di casa ed ella gli chiese: «Cosa vuoi? Dimmi...». «No, no – rispose il giovane – voglio parlare direttamente con tua mamma». «Va bene». Poi si seppe quel che aveva detto: «Signora, come mai sua figlia se la passa sempre in Chiesa? Perché perde tanto tempo?».

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