Commento al Vangelo
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Il giorno del Signore

Domenica 5 luglio - 14ª domenica del Tempo Ordinario - Anno A

Chi si svuota di sé, si riempie di Dio. Chi è pieno di sé, è vuoto di Dio

Zc 9,9-10; Salmo 144; Rm 8,9.11-13; Mt 11,25-30

Chiediamo nella preghiera liturgica di oggi: “Donaci una rinnovata gioia pasquale”. Questa gioia che si rinnova è la grazia propria della Domenica, Pasqua settimanale della Chiesa.

Per possedere questa gioia dobbiamo essere “liberati dall’oppressione della colpa”, cioè da quel giogo pesante del male che c’impoverisce e ci spoglia sempre più. È tutta un’altra cosa il “giogo della croce” che ci rende umili, liberi come Cristo nella sua umiliazione, secondo il Vangelo di oggi.

Questo brano ci presenta il cosiddetto “piccolo inno di giubilo” di Gesù, il suo Magnificat nel quale Cristo Signore rende lode al Padre per tutto il bene offerto agli uomini attraverso il Figlio e che dev’essere accolto e reso fecondo a precise e semplici condizioni. Gesù rende lode al Padre, Signore del cielo e della terra, perché si compiace di rivelare i segreti del Regno di Dio (queste cose) agli umili e ai piccoli.

Le ricchezze del Regno sono nascoste ai sapienti e ai dotti di questo mondo. Chi è pieno di sé e facilmente orgoglioso non può capire e tanto meno ricevere i doni di Dio. Soltanto i poveri, i piccoli e i semplici, che non sono impastati e imbrigliati nelle realtà di questo mondo che tengono il cuore schiavo, sono in condizione di accogliere i doni del Regno di Dio, perché hanno la mente e il cuore liberi e non sono condizionati dal mondo soggetto a Satana.

Le parole di Gesù sono chiare: non possiamo capire il Regno di Dio con lo sforzo della nostra mente, ma con il cuore e la forza dell’amore. Chi si svuota di sé, si riempie di Dio; chi è pieno di sé, è vuoto di Dio. “Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro”. Parole consolanti e liberatrici. Gesù, quando ci parla, realizza ciò che ci dice.

Egli mostra la sua potenza nella debolezza e questo molti non lo sanno capire e accettare. Ma è la via scelta da Lui. L’unica via di salvezza. Solo così possiamo essere liberati dai gioghi pesanti del male e dalla giungla di parole che ci disorientano e ci allontanano sempre più dalla verità e dalla pace di cui abbiamo bisogno. Gesù c’invita a prendere il suo giogo su di noi perché è dolce e leggero. Lui è mite e umile di cuore e il suo giogo (parole, comandi…) è soave e leggero perché realizza in noi la pace, la verità e la libertà di cui abbiamo bisogno.

San Paolo (seconda Lettura) ci dice la stessa verità sotto un altro aspetto. Oppone nell’uomo la vita secondo lo Spirito, che viene da Dio e che noi abbiamo ricevuto con il dono della fede. E la vita secondo la carne, cioè la vita umana senza la presenza e la forza di Dio, inclinata alla debolezza e al peccato e destinata alla morte.

La nostra vita, senza una fede sempre rinnovata, rimane su un piano solo terreno, preda facile del male e chiusa alla salvezza. Per salvarci, raggiungere la felicità completa che solo in Dio si realizza, siamo chiamati a essere persone guidate dallo Spirito Santo.

La scelta di cui parla San Paolo è chiara. Non tanto siamo noi a scegliere, ma è Dio che ci ha scelti e con la sua potenza ci guida, ci sostiene e ci conduce a possedere quel Regno dei cieli che costituisce la meta finale e definitiva come risposta piena alla nostra fame e sete di verità e di amore. Come mai, allora, spesso ci attardiamo sulle misere offerte e attese di questo mondo incerto, insicuro, che passa in un baleno?

Impariamo sempre a guardare a Gesù e stringerci a Lui nella fede e nell’amore. Egli (prima Lettura) è il re giusto e vittorioso, umile che viene a noi solo e sempre per liberarci da ogni tipo di guerra e di male e per costruire il suo Regno di pace, duratura e universale.

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