Commento al Vangelo
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IL GIORNO DEL SIGNORE

Domenica 7 marzo - 3ª domenica di Quaresima - Anno B

Il Vangelo ci insegna che Gesù è presente nei suoi fratelli più piccoli

Es 20,1-17; Salmo 18; 1Cor 1,22-25; Gv 2,13-25

L’attuale Decalogo - le “Dieci Parole” (Es 20,1 17) - nasce destinato a persone libere e si presenta come una “ legge” che vuole instaurare un ordine religioso e sociale, un’etica familiare e clanica (relativo al clan). Non è una legge filosofica né una legge astratta. Essa vuole garantire un minimo di libertà e un’identità di gruppo. L’Esodo (20,2) ricorda a ogni ebreo di essere stato liberato dalla schiavitù d’Egitto dal Signore, e che è proprio per questo che Egli merita adorazione.

Dio non impone, ma esige una obbedienza riconoscente. Israele, riscattato, deve promuovere il dono della libertà presso il suo prossimo, “i suoi fratelli”. Queste “Dieci parole” ci rendono felici e liberi (Dt 6,24).

San Paolo, nel versetto 18, aveva parlato della “stoltezza della predicazione” incentrata sulla croce di Cristo: qualche cosa di assurdo e folle per quelli che si perdono, rivelazione della potenza di Dio per quelli che si salvano. Chi è stolto e debole per gli uomini risulta sapiente e potente per Dio. L’essere umano sogna con il potere e con il sapere. Il cristiano trova il vero sapere e la vera forza nel Crocifisso e Risorto.

“Si avvicinava intanto la Pasqua”, scrive Giovanni. Questo episodio, subito prima della passione secondo i Sinottici, ci fa riflettere sulla Pasqua di Gesù invitandoci a vivere fino in fondo il mistero dell’amore. La festa si avvicina, il tempio brulica di venditori che offrono di tutto; altri cambiano monete. Gesù improvvisa un flagello e caccia fuori “tutti”, con le pecore e i buoi; e rovescia i tavoli dei cambiamonete. Un Messia violento? Poi Gesù alza la voce e li rimprovera: “non fate della casa del Padre mio un mercato”.

I discepoli si ricordano di un Salmo: “Lo zelo per la tua casa mi divorerà”. Chi parla è il Messia, sfinito e spaventato. I gesti violenti di Gesù non piacquero ai giudei, e subito i discepoli pensarono alle gravi conseguenze.

Allora i guardiani del tempio chiedono al Nazareno: “Quale segno ci mostri?”. Vogliono vedere “un segno” di approvazione dal cielo. Gesù accetta, ma darà un “segno sorpresa”. “Rispose loro Gesù: distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere”.

La frase si presta a molti equivoci. Al v. 21, Giovanni darà una spiegazione cristologica: “Egli parlava del tempio del suo corpo”. Cristo parla del suo corpo, tempio “demolito” violentemente dai giudei e da Pilato. Il vero tempio è il suo Corpo, messo a morte, ma esaltato dal Padre. Nella Pasqua di Gesù già albeggia il tempo nuovo: “viene l’ora in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità” (Gv 4,23).

Solo attraverso Cristo Gesù possiamo andare a Dio. Corpo di Cristo è anche la Chiesa, cioè tutti noi. Inoltre il Vangelo ci insegna che Gesù è presente nei suoi “fratelli più piccoli”, e che si fa prossimo a ogni uomo maltrattato.

Allora una domanda: perché abbiamo lasciato senza vaccino un miliardo e mezzo di africani e molti tra noi non vogliono vaccinarsi? Dopo la risurrezione i discepoli credettero alla Scrittura (vv. 23-25). Gesù, che scruta i cuori, non si fida di quella gente che dice di credere in lui. Il Signore ci conosce bene, e sa quanto siamo falsi.

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