Editoriale
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Avvento e rinascita sociale

Questo tempo di Avvento ci può essere di aiuto. Il Vangelo che ascolteremo domenica prossima è una sonora sberla per ognuno di noi

Avvento e rinascita sociale

L’Avvento è un tempo di attesa. Ci prepara al Natale. Un Natale diverso in questo anno 2020 così segnato dal Coronavirus. Durante l’estate ci eravamo illusi di avere superato il peggio. Così non è stato e ora siamo alle prese con la seconda ondata del Covid. Un periodo nel quale si scontrano le tensioni per la fatica di rimanere lontani con l’incessante impegno di chi si adopera per contenere la pandemia e il dolore di quanti soffrono la malattia e la morte che tanto ha toccato le famiglie del nostro Paese e nel mondo.

La realtà va affrontata per quella che è.

Questo spetterebbe agli adulti, a chi ha responsabilità piccole o grandi, a chiunque abbia a cuore il futuro proprio e delle prossime generazioni. Bello o brutto che sia, semplice o complicato, che ci piaccia o no, siamo chiamati ad attraversare questo periodo. Il vero dilemma è sul come farlo. Come rapportarci con quel che accade accanto a noi e tra noi? La vera sfida oggi è proprio su questo versante.

C’è chi si nasconde e non vuole vedere. C’è chi fa lo spavaldo finché non viene preso dal male. C’è anche chi, e penso siano i più, adotta tutte le precauzioni e si impegna ogni giorno pur attraverso non poche difficoltà. Un atteggiamento serio, che parte dalla concretezza della vita che si confronta con i fatti di ogni giorno.

Questo tempo di Avvento ci può essere di aiuto. Il Vangelo che ascolteremo domenica prossima è una sonora sberla per ognuno di noi. Uno schiaffo di questo tipo: vigilate, perché non sapete quando il padrone di casa ritornerà, “se alla sera, a mezzanotte, al canto del gallo o al mattino: fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati”.

Davvero tosto questo versetto dell’evangelista Marco. Che fare dunque?

Rimaniamo in attesa, come l’Avvento ci propone. Ma non un’attesa inerte, statica, sullo stile di colui che aveva un solo talento e lo aveva sotterrato. L’invito è all’impegno a stare all’erta, svegli, attivi. Non per puro attivismo, ma per amore, per dedizione, perché “avevo fame e mi avete dato da mangiare, avevo sete e mi avete dato da bere”, come abbiamo ascoltato domenica scorsa.

I vescovi italiani, in un messaggio che abbiamo pubblicato integrale martedì scorso sul nostro sito corrierecesenate.it (sezione Italia) parlando alle comunità cristiane hanno individuato quattro tempi: uno della tribolazione, un altro della preghiera e altri due della speranza e della possibile rinascita sociale. Che dire di più?

Ripartiamo da qua, con il Natale ormai alle porte.

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