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Cambiamento

L'ascolto è la prima richiesta da soddisfare

Cambiamento

Papa Francesco aveva parlato chiaro. Lo aveva fatto nell’intervista al Corriere della sera, il 3 maggio scorso. «Adesso la prossima assemblea dovrà scegliere il nuovo presidente della Cei, io cerco uno che voglia fare un bel cambiamento. Preferisco che sia un cardinale, che sia autorevole. E che abbia la possibilità di scegliere il segretario, che possa dire: voglio lavorare con questa persona».

Martedì scorso, la scelta, all’interno di una terna votata dai vescovi italiani riuniti a Roma, è andata sull’arcivescovo di Bologna, il cardinale Matteo Zuppi (cfr pag. 9 dell'edizione cartacea). La nomina era nell’aria. Dalle indicazioni di Bergoglio si percepiva verso quale vescovo si stava orientando il suo favore.
Ora al porporato spetta un compito per nulla semplice, in particolare se si fa caso a un termine usato dal Pontefice: cambiamento.

Il Papa lo dice senza mezze parole, come è nella sua abitudine. Come disse anche la prima volta che incontrò i vescovi italiani e si meravigliò per il loro numero.
Bergoglio chiede un’inversione a U alla Chiesa italiana. La chiedono anche i fedeli che si sono espressi nei gruppi sinodali. L’ascolto è la prima richiesta da soddisfare. È talmente diffusa questa domanda che non può di certo rimanere disattesa.

Poi la partecipazione, in particolare dei laici e, tra loro, delle donne. Tutti si aspettano, Francesco in primis, una Chiesa che incarni la comunione narrata dai Vangeli. Il ruolo dei pastori è chiaro, ma è l’amore che guida l’agire tra i fratelli, ciascuno secondo la propria responsabilità e le proprie competenze.

Il cambiamento passa anche per una riforma delle strutture, a volte troppo bloccate, chiuse, autoreferenziali e romanocentriche. Bergoglio, proveniente dal Sudamerica, pensiamo che mal sopporti una Cei in versione apparato, con uffici e addetti che corrono il rischio di trasformarsi in funzionari più che essere facilitatori della vita delle comunità e in supporto alle Diocesi. Il servizio chiesto al cardinale Zuppi appare complicato, anche per le attese di cui l’ha investito papa Francesco e per quelle che si colgono fra la gente. Speriamo gli venga data, da ogni direzione, la possibilità di lavorare e di costruire senza distruggere.

La Chiesa si distingue per l’et et e non per l’aut aut. Un agire chiesto da tanti. A questa richiesta, un presidente Cei come Zuppi, figlio della sua storia, può imprimere un forte impulso.

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