Editoriale
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Il dono più prezioso

Chiamata d’estate

La nostra speranza, l’àncora cui tutti tendiamo, alla quale desideriamo aggrapparci è lì alla nostra portata. Noi non ce ne accorgiamo e neppure ce ne rendiamo conto. Eppure è sotto i nostri occhi

Chiamata d’estate

Estate, tempo di riposo. Non di ozio, ovviamente. Ho sentito qualche sera fa un prete sostenere che sprecare tempo è un peccato grave che nessuno confessa. Sono cresciuto con un altro prete che ci ha insegnato che non esiste il tempo libero, ma solo quello impegnato.

Il che non significa che non possono esserci né divertimento né svago. Ci mancherebbe. Significa che tutto ciò che si fa deve, e vuole, avere un senso, un motivo per viverlo appieno.

Quale significato può assumere per noi che siamo sempre alla ricerca della felicità? Domenica scorsa sono rimasto molto toccato dalla seconda lettura tratta dalla lettera di san Paolo agli Efesini (4,1-6). Sono convinto che pochi sacerdoti l’abbiano commentata, schiacciata com’era dal brano di Vangelo dedicato al miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci.

Invece, che ci diceva san Paolo? Il breve brano è intitolato “caldo invito all’unità” ed è già tutto un programma. E poi, al versetto 4, l’apostolo delle genti aggiunge “un solo corpo e un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione”.

La nostra speranza, l’àncora cui tutti tendiamo, alla quale desideriamo aggrapparci è lì alla nostra portata. Noi non ce ne accorgiamo e neppure ce ne rendiamo conto. Eppure è sotto i nostri occhi: “è quella della vostra vocazione”, ci dice san Paolo.

Cosa andiamo cercando, dunque, in questa estate 2021 in cui ci dividiamo anche sui vaccini? Perché ci danniamo tanto l’anima? Perché ancora disperiamo? Il dono più prezioso che abbiamo tra le mani, la nostra vita, ha in se stesso uno scopo ben preciso: la vocazione. Ossia la chiamata. E perché ci sia una chiamata ci deve essere anche chi chiama. Senza questa persona ben precisa, non può esserci una chiamata. E senza la chiamata-vocazione non c’è neppure la speranza, come indica san Paolo.

“Un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio e Padre di tutti”, questa è la strada che ci viene indicata. Non una roba astrusa campata in aria, ma “avendo a cuore di conservare l’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace”. Non è questione di sforzi personali o di buona volontà. Si tratta di aderire o meno al Disegno pensato fin dal principio per la nostra felicità.

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