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Credit Suisse e noi

Le interconnessioni tra Stati e mercati, nell’era della globalizzazione prima e ora in quella della rivoluzione digitale, sono enormi e di ogni tipo. Governi e banche centrali hanno fatto di tutto, e si stanno ancora adoperando, per evitare il peggio

Credit Suisse e noi

Il livello del nervosismo, sul sistema bancario, è ancora elevato. Lo ha scritto il quotidiano Avvenire martedì scorso nella pagina dedicata al salvataggio di Credit Suisse da parte di Ubs, il maggiore istituto di credito svizzero. Ora, dopo la necessaria e forzata fusione, è nato un colosso che amministra una cifra enorme, cinquemila miliardi di dollari di investimenti e asset, superiori al doppio del prodotto interno lordo dell’intero Paese d’oltralpe.

La crisi internazionale sui mercati è stata scatenata dal tracollo della Silicon Valley Bank, la banca che sosteneva le start up legate al mondo digitale. Da lì in poi, per più di una settimana, si è tornati come ai tempi degli scatoloni portati via dai funzionari della Lehman Brothers.

Tutti noi, comuni mortali, pensavamo che le lezioni di allora fossero servite. E soprattutto che fossero stati adottati accorgimenti per evitare catastrofi finanziarie.

Così non è stato e tutti ce ne siamo accorti. Da più parti, in particolare Europa e Italia, si dice che le attività di copertura dei rischi messe in campo dalla Banca centrale europea pongano al sicuro istituti di credito e risparmiatori. Sarà anche così, e vogliamo crederlo. Certo è che nel cittadino medio rimane lo sconcerto per quanto accade ormai a cadenze cicliche.

Il rischio del contagio invece non può essere escluso. Lo sanno bene anche coloro che cercano di rassicurare. Potrebbero sostenere, diciamocelo, qualcosa di diverso?

Chi se lo immagina un banchiere centrale che annuncia in televisione che ci potrebbero essere pericoli per i risparmi di milioni di clienti di colossi bancari come quelli citati? Chi lo farebbe mai?

Le interconnessioni tra Stati e mercati, nell’era della globalizzazione prima e ora in quella della rivoluzione digitale, sono enormi e di ogni tipo. Governi e banche centrali hanno fatto di tutto, e si stanno ancora adoperando, per evitare il peggio. Pare ci stiano riuscendo, anche se, è bene ribadirlo, nessuno sa con esattezza quali reali ripercussioni si potranno verificare nei prossimi giorni.

Rimane il nodo dei bond azzerati, emessi da Credit Suisse, per quasi 16 miliardi di franchi svizzeri. Si tratta di obbligazioni subordinate, un tipo di prestito che in quell’aggettivo, subordinato, nasconde un rischio superiore alle azioni. Se qualcuno paga rendimenti oltre i tassi ordinari significa che qualche rischio c’è.

E queste crisi ce lo ricordano.

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