Editoriale
stampa

il punto della settimana

Eppure...

Mancano solo le cavallette, ormai. Ma pare siano arrivate anche quelle. Sembrano battute dal sapore estivo, ma a dare uno sguardo ai fatti di casa nostra e a quelli internazionali non ci sarebbe motivo per stare allegri

Eppure...

Mancano solo le cavallette, ormai. Ma pare siano arrivate anche quelle. Sembrano battute dal sapore estivo, ma a dare uno sguardo ai fatti di casa nostra e a quelli internazionali non ci sarebbe motivo per stare allegri.

Dopo due anni di pandemia, dalla quale non siamo ancora usciti, è bene ricordarlo per non abbassare la guardia, ci mancava solo la siccità. Tutta Italia è stretta dalla morsa del caldo africano che prosciuga gli invasi e abbassa i livelli di fiumi e laghi. Temperature vicine ai 40 gradi favoriscono gli incendi e il proliferare degli insetti. Pare di essere più vicini al Sahara che al mare Adriatico.

Proprio dalla fascia sahariana giungono filmati e immagini drammatiche. Alla porta d’Europa di Melilla, tra Marocco e Spagna, si sono verificati fatti che hanno riportato alla ribalta il dramma di migliaia di profughi che si ammassano ai confini. Le rotte della libertà, ma anche della disperazione, continuano a produrre morti nell’indifferenza più generale. Solo ogni tanto queste tragedie tornano alla ribalta. In questo caso i video sono girati sui siti di tutto il mondo e lo sgomento è stato, per una volta e per fortuna, rilanciato da tanti.

Gli eventi della guerra in Ucraina mostrano le crudeltà commesse anche a danno dei civili. L’ultima in ordine di tempo è la strage compiuta lunedì scorso a Kremenchuk con missili russi che hanno colpito un centro commerciale nel quale erano presenti, così si legge nei resoconti degli inviati sul campo, almeno mille clienti. I morti, dai primi sommari conteggi nel caos dell’attacco, sarebbero 13 e i feriti oltre 50. La paura nella popolazione cresce e aumentano i timori per la prosecuzione delle ostilità che paiono non trovare una soluzione praticabile. Le parti in campo non si parlano più. Da settimane si ascoltano solo proclami, sanzioni e armi. Niente più negoziati e neanche abboccamenti. Sta vincendo la linea dura su entrambi i fronti. Nessuno vuole cedere per primo. Nel frattempo, sono più di 14 milioni gli ucraini che hanno cercato, dal giorno dell’invasione russa, una sistemazione più sicura. Un esodo incredibile cui stiamo facendo l’abitudine.

Eppure… Sì, c’è un eppure, ammettiamolo. C’è una speranza, sempre. Come quella testimoniata in questi torridi giorni dall’operazione-carovana Stop the war now (cfr pagina 4 edizione cartacea), appoggiata anche dalla Cei, con la quale sono state portate 32 tonnellate di aiuti a Odessa e si è invocata a gran voce la pace: «Fermate la guerra, adesso».

Creative Commons - attribuzione - condividi allo stesso modo
Eppure...
  • Attualmente 0 su 5 Stelle.
  • 1
  • 2
  • 3
  • 4
  • 5
Votazione: 0/5 (0 somma dei voti) disabilitato.

Grazie per il tuo voto!

Hai già votato per questa pagina, puoi votarla solo una volta!

Il tuo voto è cambiato, grazie mille!

Log in o crea un account per votare questa pagina.

Non sei abilitato all'invio del commento.

Effettua il Login per poter inviare un commento