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il punto della settimana

Fibrillazioni

I prossimi mesi saranno decisivi anche per il futuro del nostro Paese

Fibrillazioni

Proviamo a fermarci un attimo. Passata la prima riflessione sui referendum e sul voto amministrativo e in vista dei ballottaggi di domenica prossima (in Emilia-Romagna Parma e Piacenza) tentiamo di ragionare a bocce ferme su quello che sta accadendo in Italia, con uno sguardo attento anche a ciò che avviene oltre confine.

Nel Movimento 5 stelle si è ormai arrivati alla resa dei conti, in particolare tra Luigi Di Maio e Giuseppe Conte. Nonostante numerose defezioni, il gruppo M5s rimane ancora quello più numeroso sia alla Camera sia al Senato, frutto di una vittoria alle urne nel 2018 che ormai sembra lontana anni luce dalla realtà. Il risicato 3 per cento nel voto del 12 giugno descrive la rovinosa caduta dei 5 stelle che oggi appare quasi inarrestabile.

L’esecutivo guidato da Mario Draghi prosegue nella sua attività per nulla semplice, tenuto conto anche delle fibrillazioni interne tra le forze parlamentari che lo sostengono. La vicenda ucraina incide nei rapporti tra i partiti e le diverse visioni sui provvedimenti da adottare, anche in vista delle politiche del prossimo anno, fanno emergere divergenze che in alcuni tratti di strada sembrano insanabili.

Succederà che si arriverà assai vicini alla scadenza naturale della legislatura, si spera, ma il percorso da qui ad allora non sarà in discesa. Lo sa bene l’inquilino di palazzo Chigi che ora si trova sulla sua strada non solo le difficoltà legate alla crisi internazionale con le conseguenti ripercussioni per le riforniture di gas e per gli incrementi dei costi dell’energia, ma è chiamato ad affrontare anche questioni connesse a inflazione e stagnazione.

Draghi non è più al timone della Bce. La settimana scorsa lo si è visto molto bene. Alcune dichiarazioni della presidente Lagarde hanno creato non pochi scompigli sui mercati valutari e sulle borse di mezzo mondo. Resta il fatto che l’inflazione cresce e i tassi, prima o poi, dovranno subire aumenti.

Qualcosa si è già mosso: la Fed ha alzato i suoi di tre quarti di punto. Non accadeva dal 1994. Ulteriori aumenti sono previsti a breve, per cercare di domare i prezzi. In altre parole, le tensioni sui mercati permangono, i portafogli dei cittadini si assottigliano e aumentano le povertà. Di conseguenza cresce il malcontento che favorisce, di solito, le posizioni estreme. Domenica scorsa, nel voto in Francia, se ne sono viste le prime avvisaglie.

I prossimi mesi saranno decisivi anche per il futuro del nostro Paese.

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