Editoriale
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La Striscia di Gaza

Chi scrive ha avuto l’onere e il privilegio di visitare Gaza city. Era il novembre 2015. Sul numero 42 del Corriere Cesenate di quell’anno raccontai di un’esperienza ai limiti del possibile. Ora, a distanza di cinque anni e mezzo, ho riletto quei pezzi e mi sono confrontato con più persone

La Striscia di Gaza

Venti di guerra dal vicino Medio oriente. Stanno spirando fortissimo. Le immagini che ci giungono sono drammatiche. Sono anche frammentarie, non bisogna dimenticarlo. Non che non siano vere. Sono autentiche, ma di certo non rappresentano tutta la realtà. 

Così come le note e le corrispondenze di pochi minuti non possono avere la pretesa di raccontare la complessità di una situazione talmente ingarbugliata da apparire inestricabile.

Chi scrive ha avuto l’onere e il privilegio di visitare Gaza city. Era il novembre 2015. Sul numero 42 del Corriere Cesenate di quell’anno raccontai di un’esperienza ai limiti del possibile. Ora, a distanza di cinque anni e mezzo, ho riletto quei pezzi e mi sono confrontato con più persone. 

La situazione era esplosiva già allora, a ridosso degli attentati di Parigi e dell’intifada detta dei coltelli che in pochi giorni provocò 17 morti. Ma ciò che più mi impressionò fu quello che in Occidente non arrivava e non arriva neppure oggi. Gaza è una prigione a cielo aperto. E se si tiene per troppo tempo qualcuno in gabbia, tanto più se neppure ne comprende il motivo, può accadere che con facilità la situazione degeneri come ora sta accadendo.

Qui non si vuole giustificare nulla e nessuno. Troppo difficile anche solo entrare nelle ragioni degli uni e degli altri. Sono da condannare gli attacchi aerei di Israele e i missili lanciati da Hamas. 

Rimane quello che ho visto e non posso dimenticare. Non trapela da noi che Israele tiene in scacco tutta la Striscia concedendo l’uso dell’energia elettrica otto ore sì e otto no. Tutti i giorni dell’anno. Era così allora, oggi forse è anche peggio, come mi hanno confermato un paio di fonti. Nessuno può uscire dalla Striscia, un territorio nemmeno una volta e mezzo quello di Cesena con due milioni di abitanti. Nemmeno per curarsi o per andare a trovare un parente malato. A causa di questa imposizione ci sono legami familiari spezzati da anni. 

L’autorità palestinese a Gaza è mal sopportata e già allora Hamas aveva introdotto una sorta di stato islamico. La gente è allo stremo, tenuta in scacco su tre lati dal muro e sul lato mare dalla costante presenza di navi da guerra. Che dire di più? Certi commenti delle ultime ore paiono stonati. Bisognerebbe vedere per tentare di capire. E poi magari parlare. 

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