Editoriale
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Seconda ondata di Dpcm

Non sarà una guerra, ma...

Il virus, col quale siamo chiamati a convivere senza l’ausilio di un vaccino che ci possa proteggere, porta con sé altre implicazioni

Non sarà una guerra, ma...

Diciamolo: non ne possiamo più di questi Dpcm. L’ultimo, quello di domenica sera, non ha portato grandi novità. Molte raccomandazioni, qualche divieto in ambito sportivo, il no a fiere e sagre, e poi diverse retromarce. Come quella sui sindaci che si sono indignati per i poteri loro conferiti. Gli stessi poteri che chiedevano solo qualche mese fa ma che ora, visto il vento cambiato, non vogliono più. Dietrofront già visti, alle nostre latitudini.

Intanto i contagi aumentano in maniera esponenziale, giorno dopo giorno. I numeri sono superiori rispetto a quelli che condussero al lockdown. La gran parte dei positivi al Covid, per fortuna, viene confinata nelle abitazioni. I più sono asintomatici, anche se gli ospedali registrano tanti ricoveri.

Pure le Terapie intensive cominciano ad andare sotto pressione, in particolare in Lombardia e in alcune regioni del centro-sud risparmiate nell’ondata precedente.

Ma il virus, col quale siamo chiamati a convivere senza l’ausilio di un vaccino che ci possa proteggere, porta con sé altre implicazioni. Non solo limita le nostre libertà individuali, come quelle legate alle cene in famiglia o alle feste di matrimonio, ma condiziona non poco le nostre esistenze e sottrae esperienze fondamentali per la crescita delle nuove generazioni.

Dei timori dei genitori del 2020 legati ai figli che si ammalano senza poter provvedere con una cura adeguata ha parlato Marina Corradi su Avvenire di domenica scorsa. “La pandemia è stata anche un salto indietro” nel tempo. “Noi cresciuti nell’idea che la salute sia un diritto, di colpo ci troviamo disarcionati dalla sella, nello scoprire che per questo virus non c’è per ora cura, e può accadere perfino a un giovane di non farcela, e morire”.

Ma c’è pure dell’altro, oltre questa drammatica novità cui non siamo preparati e che mai ci saremmo immaginati, noi padri e madri di oggi. C’è che ai nostri figli è sottratto un tempo propizio e prezioso che non ritroveranno più. Vengono loro meno quelle esperienze che non potranno più recuperare.

Un po’, solo un po’, come accadeva ai chiamati alle armi per andare in guerra: quando avevano la fortuna di tornare, il mondo era cambiato e per loro era durissima rientrarvi.

Che ne sarà di questi giovanotti che frequentano le università stando collegati online? E di quegli altri che non possono andare in Erasmus? E di quegli altri ancora che si diplomano senza prove scritte e degli studenti di ogni età senza gite scolastiche e scambi all’estero? Che accadrà se questo ritiro forzoso dovesse prolungarsi ancora per lungo tempo? Non sarà una guerra questa che stiamo vivendo, ma per certi versi spesso le assomiglia.

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