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Non si può sfuggire

Con questa pandemia, l’ho già ricordato altre volte, dobbiamo imparare a convivere

Non si può sfuggire

Sono arrivate nuove limitazioni. Ce le aspettavamo tutti. E il Dpcm firmato dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte nella notte verso martedì scorso introduce restrizioni alle libertà e all’organizzazione di feste e di ritrovi.

Bloccata in parte la movida, sono stati imposti vincoli anche ad alcuni sport di contatto. Rimangono chiuse le discoteche e i ricevimenti per i matrimoni non potranno vedere più di 30 invitati.

Poi l’esecutivo si è occupato anche delle nostre case. È entrato nella nostra privacy.

Ma per quel che si apprende a poche ore dal varo dell’ennesimo decreto relativo alla pandemia, lo avrebbe fatto con una raccomandazione e non con obblighi.

Tradotto, sarebbe come dire: ci fidiamo di voi e affidiamo a voi la responsabilità di invitare nelle vostre abitazioni amici e parenti in stretta osservanza delle norme imposte dal Covid-19.

Tocca ai cittadini. Tocca a noi stare attenti per fare in modo che il contagio (fa meno paura di sei mesi fa, bisogna ammetterlo) non si diffonda ancora di più di quanto sta facendo nelle ultime settimane. D’altronde, un freno da qualche parte andava messo e il governo ci ha provato cercando di mediare i tantissimi interessi in gioco. Un’operazione per nulla semplice che pare ancora non del tutto conclusa nel momento in cui andiamo in stampa.

Poi c’è il versante scuola e quello connesso dei trasporti. Il ministro Azzolina, a parer nostro, ha fatto bene a tenere duro sulle lezioni in presenza. La famosa dad, la didattica a distanza, va bene solo se proprio si è al limite. Ma la scuola, quella che tutti noi conosciamo, è fatta di relazioni, di rapporti, di scontri, di vicinanza. Con la mascherina oggi, s’intende, ma sempre di rapporti tra le persone parliamo.

Dagli istituti di tutto il Paese, in queste prime quattro/cinque settimane di avvio del nuovo anno scolastico, non sono giunti dati allarmanti sulla trasmissione del virus. Anzi, finora proprio la scuola pare uno dei luoghi più sicuri, visti i distanziamenti adottati e tutte le altre cautele richieste e messe in campo dai dirigenti, dai prof, dal personale non docente e dagli studenti. Allo stato attuale non ci sono motivi per rinunciare a stare in classe, anche se con i banchi monoposto e la ricreazione da trascorrere senza potersi incontrare lungo i corridoi.

Con questa pandemia, l’ho già ricordato altre volte, dobbiamo imparare a convivere.

Con la massima cautela e una stretta osservanza di quanto ci viene chiesto. Ma dobbiamo conviverci. Piaccia o non piaccia, questa è la realtà con la quale siamo chiamati a confrontarci e alla quale non possiamo sfuggire.

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