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il punto del direttore

Nuova ricostruzione

Draghi ha parlato di una nuova ricostruzione, come accadde nel secondo dopoguerra. E ha citato alcune caratteristiche per affrontarla: fiducia reciproca, fratellanza nazionale, riscatto civico e morale. Un percorso per nulla semplice, chiamato a confrontarsi con l’intricata realtà del giorno dopo giorno

Nuova ricostruzione

Il governo del Paese è al lavoro. Non è di destra e non è di sinistra. Non è neppure giallo-verde o neanche giallo-rosso. Molti lo hanno definito dei due presidenti, Mattarella e Draghi. Altri preferiscono del Paese, vista l’ampia convergenza di forze politiche tanto diverse che hanno deciso di sostenerlo. Quello che “ci unisce tutti – ha detto il presidente del Consiglio al Senato – è l’amore per l’Italia”.

Le buone premesse ci sono. Il programma illustrato in parlamento dell’ex numero uno della Bce è molto ambizioso. Non ci sono solo le emergenze sanitaria, sociale ed economica da affrontare, ma c’è tutto il resto, quello che non si è realizzato negli ultimi decenni ed è ancora lì che chiede una risposta adeguata. Si va dal fisco alla riforma della giustizia, dal Mezzogiorno alla parità di genere, dalle migrazioni alla pubblica amministrazione, senza toccare i temi legati alla pandemia.

C’è da affrontare il piano con il quale investire i 209 miliardi di euro che avremo a disposizione nei prossimi sei anni. Sarà da produrre entro aprile, una scadenza che è già adesso. Ci saranno da conciliare progresso e benessere sociale, “per migliorare il potenziale di crescita della nostra economia”.

Da qui nasce la necessità di investire in “reti ferroviarie veloci, nella produzione di energia da fonti rinnovabili, nei veicoli a propulsione elettrica, nella digitalizzazione, la banda larga, il 5G”.

Tutto questo, un programma immenso, per non parlare di educazione, scuola e università, con ciò che riguarda le future generazioni, il nostro domani cui anche noi vorremmo assicurare una casa comune più accogliente. “Lasciare un buon pianeta – ha detto Draghi – non solo una buona moneta”, che si è dato le prime scadenze al 2026, ma ha citato anche il 2030 e il 2050. Ha guardato avanti, con lo stile dello statista e il coraggio che molti gli riconoscono.

La vera sfida, oltre quella della trincea ricordata dallo stesso premier, è quella costituita dalla navigazione quotidiana.

Quella che ha a che fare con la proroga del divieto di spostamento tra regioni assunta lunedì scorso, fino ai prossimi Dpcm con i quali l’esecutivo sarà chiamato a tenere uniti interessi molto contrastanti. Ci sarà da scegliere tra richieste di nuovi lockdown da un lato e la riapertura di bar, ristoranti, cinema e teatri dall’altro, nel superiore interesse generale e soprattutto per rispondere alle necessità del Paese.

Draghi ha parlato di una nuova ricostruzione, come accadde nel secondo dopoguerra. E ha citato alcune caratteristiche per affrontarla: fiducia reciproca, fratellanza nazionale, riscatto civico e morale. Un percorso per nulla semplice, chiamato a confrontarsi con l’intricata realtà del giorno dopo giorno.

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